Ciao, di dove sei, quanti anni hai e da quanto tempo scatti fotografie?
Ciao! Sono di un pò di posti, forse, ahah…nata a Roma, ma cresciuta nel sud Italia (Calabria), per 21 anni. Poi ho vissuto a Milano, a Roma, e adesso sono a Torino. Ma diciamo che mi sento di Roma. Ho 33 anni, e scatto foto dal 2007. Quindi da cinque.
Dai una tua interpretazione al termine “FOTOGRAFIA”
Oh mamma, che domandone..! Beh, salto la ovvia interpretazione linguistica, che tuttavia è collegata a ciò che effettivamente la fotografia è: un modo per scrivere (o se vuoi, “de-scrivere”) con le immagini.
La possibilità che i nostri occhi, il nostro animo e la nostra mente hanno per parlare di qualcosa, per comunicare, agli altri o a sè stessi.
Scrivere un appunto, un diario personale, una lettera, una scritta sul muro, una canzone, o fare una fotografia, sono modi diversi di fare la stessa cosa.
Quali sono i tuoi soggetti preferiti? E come interagisci con loro?
Le persone a cui tengo. Oppure quelle con cui ho un’intesa immediata, per qualche motivo, o che mi trasmettono emotivamente qualcosa.
Interagisco con ognuno in modo diverso, dipende da come una persona è. Cerco sempre di rispettare la sensibilità altrui e di non essere invadente o prepotente con la macchina fotografica, non avrebbe senso per me, perchè non ci sarebbe una reale interazione tra me e il soggetto. Prendo quello che mi danno, anche quando non sono consapevoli di farlo (e succede spesso).
Digitale o Analogico? Quale significato si nasconde per te dietro questi due termini tanto usati quanto spesso abusati, e qual è il tuo rapporto con essi?
Entrambi, naturalmente. Sarebbe stupido non sfruttare la praticità del digitale, che ok, costerà anche di più come macchina, ma il risparmio da lì in poi su tutti i lavori è notevole. In tempo e denaro.
L’analogico è un must (a mio parere) per imparare davvero bene ad usare una macchina. Amo molto la fotografia su pellicola, ho un solo corpo digitale e 8 analogici. In vacanza porto sempre macchine a pellicola, generalmente scelgo quelle leggere, per una pura questione di praticità. Avere la pesantissima digitale in giro mi fa passare la voglia di fare foto.
Non si nasconde proprio nulla dietro i termini ‘digitale’ e ‘analogico’, sono solo cose diverse. Belle entrambe, se sapute usare. Non è la macchina che fa la foto, è la persona che la scatta.
Ho visto foto stupende, fatte con delle usa e getta.
Qual è la tua attrezzatura?
Canon 5D MarkII, un set di luci da studio (flash e continue), vari corpi macchina analogici, appunto (Canon Eos 30, Canon AT1, Mamiya 645, Fujifilm Instax, Lubitel 2, Holga 120 e 35mm, e una Yashica MF-2 regalatami da un amico). Poi testa, cuore, occhi, mani.
Cosa fai quando non scatti fotografie?
Penso moltissimo. Mi occupo dei miei cani. Cerco lavoro. Sto con gli amici. Vivo una vita molto semplice. Passo più tempo a fare quello, che fotografie, a dire il vero. Non sono uno di quei fotografi che hanno sempre la macchina con sè. Li detesto (sarò onesta). Le foto le faccio quando lo ritengo interessante, o importante, oppure per lavoro.
Una domanda che vorresti ti venisse fatta?
Semplice: “Sei felice?”. Finora l’unica persona ad avermela fatta, questa domanda, è mio padre.
Un fotografo che ci consigli di tenere d’occhio?
Non saprei rispondere. Ce ne sono tantissimi di bravi, in modi diversi. Posso consigliarvi di girare per il web e cercare quello che vi piace, e seguirlo. Ognuno ha i suoi gusti, d’altronde.
Ringraziamo Caterina per averci concesso il suo tempo e vi invitiamo a visitare il suo sito: www.aniceart.com
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