Domenica in strada: James Kalinda


Oggi non mi va di farvi la predica, oggi non voglio stancare le mie meningi nel cercare di capire cosa starete facendo a quest’ora in cui io scrivo questo articolo, se guardate i migliori bside delle attrici o se oziate in spiaggia ad osservare la vostra cellulite e pancia da luppolo liquido.
Restiamo in spiaggia, voglio farvi una domanda, una di quelle che si fanno durante le rubriche estive dei telegiornali di tutto il mondo: cosa leggete sotto l’ombrellone?
Avanti, non ditemi che siete tutti dei fantastici nerd con la sacca piena di Chomsky, Dostoevskij e Kant! Avanti, voglio delle risposte vere, concrete, da calcio scommesse e campagna acquisti, diete “senza…” e divorzi estivi.
Mentre voi ci pensate un po’, non troppo però, non vorrei mai che i vostri neuroni si impallino, vorrei invece parlarvi di James Kalinda, un artista di Parma nato nel 1981, uno street artist con una predilezione particolare per il grottesco, quella dose giusta che rende le sue opere simpatiche e ricche di particolari sconcertanti.
Illustratore, tatuatore, fotografo e videoclip maker, James Kalinda mette al centro delle sue rappresentazioni gli esseri umani mentre la desolazione dei luoghi abbandonati, come case e fabbricati, è il paesaggio tipico di cui si nutre la sua creatività che forgia creature a metà tra uomini, alieni e animali, un miscuglio di identità che mette in risalto la sua propensione a raccontare attraverso le caricature la labilità dell’esistenza degli esseri viventi, sospesi nelle loro inquietudini quotidiane.
Non possiede un solo strumento di rappresentazione, poster e rulli si alternano sulla superficie, e  guardando le sue opere mi sembra di capire che la sua è una ricerca antropologica e psicologica nelle emozioni che governano l’agire umano, mettendo in risalto le debolezze e la compulsività della nostra esistenza, affinché, come un espressionista moderno, l’orrore e il macabro si confrontino con la realtà dello spettatore.
Buona domenica!


Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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