A colpi di luce: Elisa Garbarino



Ciao, di dove sei, quanti anni hai e da quanto tempo scatti fotografie?
Ciao! Sono un misto tra Genova, Viterbo e Roma, ho 25 anni e ho scoperto questa meravigliosa passione quattro anni fa, per caso.

Dai una tua interpretazione al termine “FOTOGRAFIA”

La fotografia è il mio psicologo: tira fuori la bambina che c’è in me.
Penso alle fotografie come ai sogni, quelli che ti ricordi benissimo appena ti svegli e che poi hanno il potere di svanire nel nulla mentre ti lavi la faccia. Come il mondo onirico anche la fotografia vive di leggi proprie, si nutre di simboli che nessun profano sa riconoscere o spiegare ma che tutti nel loro inconscio riescono a cogliere.
La amo perchè è versatile, può inventare storie o raccontare con occhio oggettivo la realtà, dipende che uso ne fai, ma in ogni caso crea dipendenza!

Quali sono i tuoi soggetti preferiti? E come interagisci con loro?

Le figure femminili e le città.
Con le prime cerco sempre di capire la persona che mi trovo davanti e come se fossero delle muse mi lascio ispirare. E’ bello perchè quando con i soggetti che fotografo c’è un particolare legame di amicizia ed empatia risulta tutto così semplice e naturale, sappiamo entrambe cose fare e cosa dare le une alle altre.
Con le città il discorso è analogo, cerco di catturarne l’atmosfera e l’anima. Partendo da quelli che sono i “luoghi comuni” cerco di andare oltre, sdrammatizzandoli o scomponendoli in una serie di dettagli. Amo inoltre trovare ciò che di nascosto c’è in una città, come quei piccoli luoghi magici che quasi nessun turista conosce.

Digitale o Analogico? Quale significato si nasconde per te dietro questi due termini tanto usati quanto spesso abusati, e qual è il tuo rapporto con essi?
Ho iniziato con una reflex analogica trovata in cantina, sommersa dalla polvere e dai ricordi degli anni ’80.
E’ stato subito amore.
Per una questione di comodità poi ho finito di fare la persona vintage e mi sono adattata al presente, convertendomi al digitale. Che dire, la pellicola ha sempre un fascino irraggiungibile e il processo con cui ti approcci ad essa è qualcosa di magico, le stesse foto hanno quel tocco in più di vissuto, di passato, che il digitale (senza l’aiuto di photoshop) non avrà mai.
L’analogico è uno stile di vita che non tutti hanno o si possono permettere, richiede tempo, pazienza, rullini che si bruciano, foto che non vedi, belle sorprese, brutte sorprese, l’iso che non si può cambiare e l’emozione della carta stampata.
La mia vecchia Canon è lì, e rischia di riessere coperta dalla polvere, è come un vino buono, la tengo per le “grandi occasioni”.

Qual è la tua attrezzatura?
Canon 550d su cui monto spesso l’obiettivo 50 fisso apertura 1.8, lo adoro.
Per quanto riguarda l’anologico ho una Canon AE1 semi-automatica e la mitica Holga dai colori fosforescenti.

Cosa fai quando non scatti fotografie?
Penso alle foto che vorrei fare e raccolgo ispirazioni in giro per il mondo (flickr), mando curriculum in cerca di lavoro, preparo dolci, spazzolo il mio cane e quando posso viaggio.

Una domanda che vorresti ti venisse fatta?
Bella domanda!
Cosa ti piacerebbe vedere di più sul web?
Risposta: foto accompagnate da musica. Per esempio nel mio blog (elisagarbarino.blogspot.it) mi diverto sempre a trovare delle canzoni da ascoltare nel mentre si guardano le foto e mi piacerebbe che più persone lo facessero.

Un fotografo che ci consigli di tenere d’occhio?
Ecco. Questa era la domanda che vorrei non mi venisse mai fatta!
Parlando dei “maestri” della fotografia il mio cuore è devoto a Francesca Woodman e a David Hamilton.
Poi internet è il regno del male, e ogni giorno mi fa scoprire un fotografo nuovo, oggi per esempio ho fatto la conoscenza di Joel Sossa (http://www.flickr.com/photos/xsossa/) mentre da un po’ seguo i lavori di Alison Scarpulla, Dara Scully, Aëla Labbé , Michal Pudelka e Annette Pehrsson. Occhei fermatemi o potrei andare avanti all’infinito.

Ringraziamo Elisa per averci concesso l’intervista e vi invitiamo a  visitare il suo stream flickr: http://www.flickr.com/photos/eligarb/


Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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