Parole che non sono innocue


Io credevo in tante cose, fino a un anno fa.
Credevo alla testa, credevo all’amore con i neuroni e non con il sangue pompato dal cuore; credevo alla colla, a tutte quelle cose che ti appiccicano stretto a qualcuno senza più capire se è perchè lo vuoi o se perchè ormai ci sei, cose tipo passarsi l’accendino, tipo dividersi il cornetto la mattina.
Credevo al rumore, credevo al riempirsi la vita di cose e cose e cose per nascondere l’unica che volevi davvero, quella sola verità che volevi fosse anche la tua.
Credevo alla magia, credevo allo stupore che sempre certi momenti sanno suscitare, a come ti fanno rimanere lì a bocca aperta, senza riuscire a dire nemmeno una parola; credo che davvero ci fossero persone lontane anni luce anche se vicine e persone, invece, distanti chilometri ma sempre accanto, sempre dietro di noi.
Credevo alle parole, credevo che davvero potessero avvicinare, che potessero spiegare, dire.
Ora credo in poche cose, ma queste poche cose ce le ho bene in mente.
Credo alla fame, credo che ad accontentarsi siano i mediocri.
Credo che la magia non te regala una bacchetta, la magia ognuno se la crea da sè, se la va a cercare, se la tiene stretta.
Credo al silenzio, perchè ti fa decidere, perchè fa capire, perchè il rumore, invece, non porta da nessuna parte, nasconde solo.
E poi credo a quello che posso toccare, soprattutto a quello che posso toccare, a quello che posso rigirarmi tra le mani, che posso stare lì a guardare perchè so che è mio; credo agli occhi nei quali posso specchiarmi.
Credo a poche persone.
Credo a quelle che, da anni ormai, mi fanno sentire fortunata di essere nata.
Credo a quelle che è da poco, ma è come se fosse da sempre.
Credo a quelle che lo volevano davvero, e infatti ci sono state.
E poi credo a quelle che, ci scommetterei, ci saranno anche tra vent’anni.

 


Alice Innocenti

Alice Innocenti, ventun anni, amante delle parole. Di ogni tipo di parola. "Nella vita vera non posso cancellare, tornare indietro, ripensare a quello che ho detto, correggerlo. Allora scrivo. Per prendermi la rivincita sulle parole. Per raccontare come sarebbe andata se avessi scelto quelle giuste".

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