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OFF Festival del cinema chiuso

OFF Festival del cinema chiuso


Per una volta proviamo a fare i seri. L’ argomento ci tocca da vicino perché si parla di cultura e trasmissione del sapere. Sono molti ormai i cinema e i teatri occupati nella capitale e in molte altre città d’Italia, quasi si potrebbe tracciare una mappa dei luoghi della cultura abbandonati dai nostri politici che preferiscono destinare fondi comunitari, statali e regionali a feste a tema con maschere da maialini e serate di gala con ragazze procaci vestite da Poppea.
Ma veniamo a noi. Il caso del Teatro Valle, uno dei teatri più antichi della capitale, e’ forse l’esempio più eclatante e ha fatto eco alle altre occupazioni che si sono succedute, come quella del cinema Palazzo a San Lorenzo, con tanto di attivismo di attori e intellettuali famosi che si stanno prodigando in favore della cultura, passando per il Cinema Volturno, il Cineteatro Preneste e l’ultimo Cinema America di Trastevere, occupato proprio la scorsa settimana. In questi posti, autogestiti e autofinanziati, si promuovono iniziative culturali di vario genere che mirano alla partecipazione dell’intera comunità urbana. Iniziative come la seconda edizione di OFF – FESTIVAL DEL CINEMA CHIUSO che si è svolta dal 9 al 17 novembre 2012, un evento curato del VolturnOccupato e del CineteatroPrenesteLiberatoGPRV in collaborazione con gli amici di a.DNA Collective e SinapsiInArt. Il festival, ricco di proiezioni di cortometraggi indipendenti e dibattiti sul cinema, è stato aperto con una performance degli amici dell’a.DNACollective al Cineteatro Preneste a cui ha partecipato anche il mio caro amico e collega Luca, il quale, incavernato in uno dei camerini del teatro, ha tirato fuori il suo esercito pacifico di robottini simpatici che hanno invaso le pareti della stanza, provocando la curiosità dei partecipanti all’evento. Mentre Luca se ne stava in disparte a sistemare il suo esercito, fuori avveniva il “Poster Attack” e la Urban gallery a cielo aperto di # cancelletto, Guerrilla Spam, Solo, Diamond, kPM, a cui si aggiungono le installazioni di UNO. Un brulicare di street artist di cui mi sono riempita gli occhi e la pancia.
Credo sia importante sottolineare come questo festival sia stato un esempio concreto di condivisione degli spazi, poiché la comunità urbana è stata chiamata in causa, invogliata a riappropriarsi di questi luoghi che rischiano di diventare tante sale da giochi, non soltanto a discapito della cultura ma soprattutto a discapito della stessa collettività, la quale rischia di restare senza eredità culturale.
In barba agli speculatori e ai palazzinari, in attesa della terza edizione, vi lasciamo come ricordo le foto scattate nel corso del festival.


Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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