A colpi di matita: Nicoletta Pagano


Quanti anni hai, di dove sei e da quanto tempo fai l’illustratrice?
Sono nata a Roma, ma da allora ho cambiato città non so più quante volte, accumulando nella memoria un numero tale di case, camere, scatole, oggetti, immagini e rumori che potrei avere cento anni.
Di cui gli ultimi dieci dedicati all’illustrazione.

Come hai imparato a “disegnare”?
Mi piacerebbe poter dire che l’ho sempre fatto e che mi viene naturale… Invece ho sudato.
Iscrivermi allo IED dopo gli studi classici è stata un’idea tanto naturale quanto traumatica.
Ho dovuto imparare tutto: la tecnica, i linguaggi e la logica che sono dietro ogni disciplina dell’illustrazione. Mi sentivo molto indietro rispetto agli altri e questo mi creava una grossa frustrazione, compensavo con un’abnegazione ostinata ed un amore sconfinato per questo mestiere.
Ricordo come in un incubo le notti insonni sepolta da fogli semiruvidi e peli di martora.
…praticamente da allora non è cambiato niente!

La tua è una passione, un lavoro, o entrambe le cose?
Più che altro somiglia ad una malattia, una sorta di disturbo psichico:
ti fa vedere strane figure tra gli oggetti, ti costringe a fissare gli estranei sull’autobus perché non sai smettere di tracciare i loro profili con il pensiero e ti sveglia di soprassalto, lasciandoti l’impressione di aver trovato, nel sonno, quell’idea che stai inseguendo da sempre…
A volte ti riempie completamente la testa buttando fuori tutto il resto, che sia mangiare, dormire o andare a prendere tuo figlio all’asilo.
Ebbene sì… è successo.
Più di una volta.
Chiedo perdono.

Solitamente disegni prima su carta oppure elabori tutto direttamente su pc?
Dipende dal tipo di commissione, a volte l’illustrazione nasce e finisce su carta, altre è una creatura al 100% digitale. Fino a poco tempo fa lo subivo come una mancanza di stile ma ora ritengo sia un privilegio potermi confrontare con progetti tanto diversi tra loro: lavorare per l’editoria, la comunicazione oppure il pattern design mi dà l’opportunità di cambiare ogni volta il linguaggio e la tecnica, non mi annoio mai.
Certo disegnare al computer è una comodità troppo grande a cui rinunciare, ma che soddisfazione sporcarsi le mani, e i vestiti…

Da cosa trai ispirazione? E cosa cerchi di trasmettere con le tue illustrazioni?
Le mie illustrazioni non hanno velleità didascaliche, sono semplicemente evocative di uno stato d’animo, il mio e quello di chi guarda.
Per quanto riguarda l’ispirazione credo che sia costituita dall’intero bagaglio che si accumula nel tempo, fatto di incontri, immagini, viaggi, suoni, memorie distorte…

Che strumenti (e/o software) utilizzi solitamente?
Sono un’appassionata dell’acquerello, ma anche dalle potenzialità infinite che offrono il Corel Painter o il Photoshop.

Che consigli daresti agli aspiranti designer/illustratori che desiderano emergere in questo settore?
Emergere non basta. La cosa difficile è tenersi a galla, e tenersi a galla costa fatica,ci vuole impegno, metodo e determinazione.
A volte non sembra ma il nostro è pur sempre un lavoro, e il genio e la sregolatezza, per quanto si pensi di essere geniali, alla lunga non paga.

Un illustratore che ci consigli di tener d’occhio?
Sono affascinata da chi ha un segno migliore del mio, e sono in parecchi, ma se devo fare una selezione vi consiglio di andare a vedere il lavoro di Cinzia Bardelli, che è una mia amica e l’unica per cui riservo la definizione di artista, e di tenere d’occhio Monica Barengo, giovanissima ma con un immaginario già sorprendentemente definito.

Ringraziamo Nicoletta per la sua disponibilità e vi invitiamo a visitare il suo sito:http://www.nicolettapagano.com/ e il suo blog: http://www.daltronde.net/

 

 


Marta Latini

Mi chiamo mARTa e nel mio nome è racchiusa una parte del mio mondo...amo la danza, il design, l'architettura, la pittura, il didò e adoro le bambole di pezza; ma non sono nè una ballerina, nè un ingegnere, nè un architetto, nè una pittrice, nè tantomeno una scultrice...

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