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Baby, I’m gonna leave you: Django spezza le ...

Baby, I’m gonna leave you: Django spezza le sue (e le mie) catene


Mi sono rovinata con le mie mani qualche settimana fa. Mi sono offerta volontaria per scrivere un articolo sul nuovo film di Tarantino, e nell’approcciarmi all’argomento ho ripescato dai miei ricordi scolastici una poesia in latino, non ricordo l’autore ma so solo che si intitola Odi et Amo e che riassume abbastanza bene la mia condizione e il fatto che, recalcitrante dopo averci girato attorno per giorni, oggi mi sono messa d’impegno (o almeno credo) e ho cominciato a scrivere.
Vi racconterò una storia. Quella di una  giovane (e bellissima) ragazza di provincia che a 16 anni vede Pulp Fiction e si mette in testa di assomigliare a Mia Wallace, che cita le battute a memoria e divora tutti i film di Tarantino (gran bella scorpacciata, ne aveva fatti solo tre). La ragazza cresce e al cinema esce Kill Bill il primo volume e poi il secondo, li guarda, le piacciono, per mesi non parla d’ altro. Passano gli anni e il gusto della giovane ragazza cambia. Death Proof non è ancora uscito al cinema ma lei ha già fatto le sue ricerche su come ad esempio in America il film sarà proiettato insieme a Planet Terror  e prova invidia verso quei fortunati spettatori che potranno vedersi sullo schermo gigante i finti trailer che faranno da intermezzo tra le due pellicole. Ma soprattutto va sul sicuro, perché Quentin non l’ha mai tradita. Gusta il film, fotogramma per fotogramma, gli effetti vintage sulla pellicola che sta girando  come in una immaginaria notte d’estate sullo schermo di un drive in, non si perde nemmeno una parola, e le parole sono tante. Scorrono a fiumi e le torna alla mente la sentenza sibillina di Mia riguardo la possibilità di “chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace”. Esce Bastardi senza gloria e lo guarda come se fosse un film come un altro, senza quel rincoglionimento tipico dell’amore,  se non fosse per la scena iniziale del film che la lascia a bocca aperta. Questa ragazza, che poi sarei io, sviluppa un malsano odio verso il regista e il suo modo di scrivere, per i suoi soggetti saccheggiati qua e là da varie tradizioni cinematografiche motivo per cui ogni volta che Quentin dichiara di amare lo spaghetti western alla Leone o la commedia sexy all’ italiana tutti ci prostriamo ai suoi piedi additandolo come genio: preparatevi alla prossima geniale pellicola allora, un bel Big Joanna Longleg non ce lo toglie nessuno. Rimpiange Le Iene e Steve Buscemi, ride di chi sostiene che Tarantino abbia fatto la differenza nella storia del cinema, litiga con parecchie persone.  Sempre io decido di guardare Django. Tutti ne parlano come di manna che cade dal cielo, continuano a ripetere quanto sia bravo questo e quanto sia bravo quell’ altro, che il film ti inchioda alla sedia. Se proprio di chiodi bisogna parlare sono quelli che chiudono definitivamente la bara del mio amore giovanile. Sono cresciuta Quentin, ti lascio, e per sempre questa volta, non ci sarà kung fu o colonna sonora spaccaculi che tenga, non ho più intenzione di credere alle tue balle. Ma nonostante il fatto che in questa relazione ho sofferto molto, rimane comunque un po’ di affetto, insomma siamo stati insieme a lungo, oppure sarà per il fatto che si odia tanto solo chi si è amato ancora di più.

Il film è bello, nel senso che è girato bene, il ragazzo sa come si lavora, la scenetta del KKK ante litteram funziona (anche se portata un pò per le lunghe) almeno come sveglia, Jamie Foxx incarna bene l’ immaginario del nero incazzato nero, Waltz è bravo (anche se il commento può sembrare riduttivo vale di più un “bravo” secco e convinto che un sacco di parole che tanto vogliono dire sempre quello), Di Caprio più invecchia più migliora e sarebbe anche il caso che vincesse un premio ogni tanto, Samuel L. Jackson può torpiloquiare in santa pace come sempre, e anche in questo film Quentin fa una comparsata insieme alla sua pancia da gestante nascosta sotto la camicia.

Il film è senza infamia e senza lode, molto apprezzabili le implicazioni storiche, la condizione degli schiavi, il razzismo, il diritto di nascita dell’ uomo bianco e il fatto che ci sia una notevole quantità di sangue e di cervella con tanto di scena autoreferenziale alla 88 folli. Lontana dal voler dare un giudizio definitivo come se fossi Dio in terra, vi invito a guardare il film, potreste trovarci quello che io non sono stata in grado di trovare a causa dei miei pregiudizi o di qualche mia mancanza. Ma da brava ex fidanzata vi devo avvertire, Quentin sa usare molto bene le parole, ti accarezza con i dialoghi, ti abbaglia con la fotografia, ma alla fine dei conti non si impegna se non con se stesso: potrebbe essere il marito ideale se solo la smettesse di guardarsi allo specchio e pensasse un po’ di più a chi ha di fronte.


Beatrice Lombardi

Laureanda presso il CITEM di Bologna è nata 26 anni fa dal tubo catodico. Dopo anni di amore e odio con mamma Televisione e papà Cinema ha deciso di percorrere nuove strade ed è scappata con il Web.

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