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Domenica in strada: c’era una volta il Fame Festiv...

Domenica in strada: c’era una volta il Fame Festival


BLU

I salentini la chiamano “li Vurtagghje” mentre per tutto il resto del mondo è Grottaglie, una città che appartiene alla provincia di Taranto, famosa per la lavorazione della ceramica e per un festival che purtroppo non c’è più. È morto. Sepolto da tanti altri festival che ormai stanno conquistando anche quella fetta di pubblico ancora un po’ scettica sull’uso e la funzione della street art nella cultura contemporanea.
È morto ormai da tempo, come sostengono gli ideatori del festival, perché tanto si sono un po’ tutti rotti le scatole di questi eventi legati alla street art.

Una scelta che si può condividere pienamente. Posso dirlo? Io non sono d’accordo, lo so che il mio pensiero poco conta però a me piaceva il Fame Festival, mi piaceva l’idea di una città lontana dall’ambiente un po’ malato delle metropoli, in secondo luogo perché era davvero organizzato bene e poi perché mi piaceva questo gioco della parola Fame che in inglese vuol dire celebrità o fama se preferite.
In effetti le celebrità a questo festival non sono mancate, gente come Blu, Ericailcane e JR ha partecipato alle edizioni del festival realizzando delle cose pazzesche, divine. Nel loro stile inconfondibile.
La morte di questo festival potrebbe essere interpretata come una chiave di lettura del modo di concepire l’arte urbana, questo concetto che oramai sembra racchiudere street art e graffiti e che ai puristi dell’arte come me sta un po’ sulle scatole, francamente.
Eppure che ci piaccia o no la street art si sta evolvendo, come qualsiasi corrente artistica che si voglia, è in continuo movimento, una trasformazione, un’evoluzione di cui noi siamo testimoni, spettatori affamati ma anche molto critici se serve.
E la città, lo spazio urbano e le sue migliaia di identità sono il collante che tiene insieme arte e territori. Cosa sta succedendo alla street art? O forse è meglio chiedersi, in che direzione sta andando? Segue la logica dei galleristi affaristi senza scrupoli? Cercheremo di dare delle risposte a queste domande nelle prossime domeniche.

Tornando al Fame festival con cui ho aperto, si può dire che era un’occasione di condivisione degli spazi e delle esperienze artistiche, un momento di confronto con la collettività e con la storia del luogo che lo ospitava, una grande festa per gli occhi e per la pancia, quella di tutti gli affamati di street art, quella vera, quella dei festival fatticomecristocomanda, quella che piace a noi.
Sperando che gli organizzatori facciano marcia indietro sulla loro decisione, vi mostro qualche foto dei lavori delle edizioni del Fame, tanto per avere un’idea se non ci siete mai stati.
Buona domenica!

Ericailcane

INTERESNI KAZKI

 

JR

ESCIF

Slinkachu

 

OS GEMEOS

NUNCA


Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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