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In viaggio con Mr. Leiji Matsumoto

In viaggio con Mr. Leiji Matsumoto


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Prologue: GO ON A TRIP (Che non finisce più)

Primo di gennaio, esce al cinema uno di quei film che noi bambini adoriamo, uno di quei film dove prendono uno dei nostri eroi di infanzia e lo farciscono con una buona dose di anabolizzanti, estrogeni, sostanze vietate in tutti i paesi dell’unione europea, per servircelo poi su un piatto tridimensionale.
L’eroe del giorno è Capitan Harlock, ancora più dark, ancora più criptico per non dire silenzioso, ancora più votato alla salvezza del genere umano e della terra, soprattutto. Il film in computer grafica si rivela essere abbastanza masturbatorio con esplosioni spettacolari, un’ Arcadia pimpata all’inverosimile almeno quanto il suo equipaggio, e scene di guerra interstellare. E devo ammettere che in più di un’occasione, anche io, ho faticato a nascondere l’erezione (metaforica eh!).

Ma mentre i minuti passavano, tra una ripresa aerea e l’altra, mentre la trama catastrofica si srotolava davanti ai miei occhi e la parola libertà veniva ripetuta e ripetuta ancora e io mi godevo i primi piani del capitano, ho faticato a riconoscerlo. Non riuscivo a capire cosa centrasse questo signore con il mio, di capitano. Visto che il non capire è una cosa che mi piace poco ho deciso di fare l’unica cosa che mi riesce bene, guardare. Guardare tutto quello che sono riuscita a trovare, immergendomi in un viaggio interminabile, come quelli di Harlock, che l’hanno sempre portato da un angolo all’altro dello spazio.
Sono quindi salita sulla mia nave spaziale che al momento ha la forma di un divano, ma stiamo lavorando ad un design più aggressivo, ho ammainato la bandiera dei pirati e ho urlato “Avanti a tutta forza!!!” Si, insomma, ho cercato Capitan Harlock su youtube.

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Trip Number one: LOST IN LEIJIVERSE

Il mio viaggio quindi inizia così, io su un vascello pirata che solco i mari dello spazio, cercando quella nebulosa lontana dove il mio Capitano ha messo l’Arcadia alla fonda.
Ma prima che me ne renda conto, sono già perduta.
Le strumentazioni di bordo non rispondono e non riconosco questo tratto di cielo nel quale sto navigando, quasi alla cieca.
Leiji Matsumoto da alle stampe la prima serie di Capitan Harlock nel 1978, subito successiva è la sua trasposizione in anime, 43 episodi.
E già qui la mia fronte comincia a sudare. Il capitano comparirà in altre 6 serie animate e in due lungometraggi, se contiamo anche l’ultimo film uscito appunto a gennaio.
Per non parlare del fatto che al pirata piace fare cucù in altre produzioni dello stesso Matsumoto e allo steso modo i personaggi di altre serie fanno altrettanto.

Infine, come se già tutto questo non bastasse, per destabilizzare una povera apprendista fan come me, non esiste un canone ufficiale. Non esiste una cronologia precisa né degli eventi né della vita dei personaggi che cambiano nome, periodo storico, ruolo, luogo di provenienza. Le opere di Matsumoto sono un fiume in piena, un universo in continua espansione che viene chiamato per l’appunto Leijiverse dal nome del suo autore. E in questo universo, tutto esiste contemporaneamente e tutto continuamente si forma e si distrugge per rendere possibile la narrazione di innumerevoli storie che vedono sempre i medesimi protagonisti i cui tratti fondamentali non cambiano mai, per rassicurarci.
“Non ti preoccupare” tuona Matsumoto dallo spazio profondo “sei tra amici”. E sti cazzi, penso io, sperando che il maestro non mi abbia sentito.

Trip Number two: IN THE DARKNESS OF A FUTURE PAST

Dopo aver fatto la conoscenza del Sig. Matsumoto cerco di riordinare le idee, bevo un bicchiere di vino e guardo fuori dalla plancia di comando.
Nello spazio sconosciuto le regole della visione metodica a cui sono abituata non contano più nulla, soprattutto se questo spazio sconosciuto è stato creato da un giapponese.

Smetto di osservare i particolari e comincio a volgere lo sguardo verso sistemi più grandi. Matsumoto è stato in testa alla prima invasione dell’animazione giapponese in occidente, e le sue produzioni che hanno avuto più successo sono quelle a tema fantascientifico: Harlock per l’appunto, ma anche Star Blazers, La Regina dei mille anni e Galaxy express 999.
Tematiche fondamentali, il viaggio interminabile spaccamaroni, vari orfani, libertà dal giogo oppressore del maledetto invasore di turno, ma soprattutto continue incursioni del passato in un lontano, lontanissimo futuro.
Potrebbe ad esempio capitare che la poppa di una nave spaziale sia identica a quella di un galeone spagnolo, o che un’ altra nave ancora sia proprio uguale ad un dirigibile, o che un treno, con tanto di locomotiva viaggi regolarmente nello spazio collegando (speriamo senza ritardi, almeno loro) pianeti lontanissimi.
Mi rendo quindi conto, di aver imboccato un tunnel spazio temporale.L’universo di Matsumoto è una finestra del passato sul futuro e allo stesso tempo del futuro sul passato, le atmosfere e le tematiche dei due tempi colano da un piano all’altro provocando un certo senso di stordimento.

Il maestro nel disegnare i suoi scenari fantascientifici ha immaginato personaggi ammantati da un aurea ottocentesca, legati a valori ormai appassiti, all’onore nella battaglia, vinta o persa che sia, alla cavalleria, al rispetto del nemico e al sacrificio per il giusto ideale.
Ma ti dirò, questo universo non è poi così male. Non si mangia quasi niente e male, tutti i tuoi amici e parenti muoiono. Però…

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Trip number three : DJ SE CI SEI SCHIACCIA PLAY.

A prescindere dal fatto che Matsumoto sia, in questo universo nel quale sono ormai, stremata, alla deriva, il divino architetto, è prima di tutto e soprattutto un creativo e come tale cerca la giusta ispirazione per le sue creazioni.
Nella mia disperata ricerca di materiale, per vedere, per capire, non solo Harlock ma anche Matsumoto mi sono imbattuta in due prodotti davvero particolari. E non ho potuto davvero fare a meno di spingere i motori al massimo della potenza per approdare e vedere di persona.

Il maestro adora la musica, molto spesso i suoi personaggi suonano strumenti musicali che in un certo senso li connotano. Il Matsumoto-pensiero a riguardo emerge nei primi secondi del lungometraggio Interstella 5555, film nato dalla sua collaborazione con i Daft Punk che vede l’animazione dell’ album Discovery. Un sogno il suo, quello di unire musica e animazione, lasciandosi trasportare dalle atmosfere create dalle note, senza inserire nulla se non l’immagine creata dalla sua matita. Non bisogna dimenticare che Matsumoto non è tanto un animatore quanto un disegnatore puro che vede le sue creazioni congelate sulla carta prima che in movimento su uno schermo.
Ecco allora che con Interstella 5555 ci mostra quello che lui ha visto, sollecitato dalla musica elettronica del duo francese, su un foglio bianco.

Anche qui, nel quadrante musicale del Leijiverse, il pirata spaziale intercetta la mia rotta. Ne “L’anello del nibelungo”, rivisitazione dell’omonima opera di Richard Wagner calata nel cosmo di Capitan Harlock, Matsumoto non solo utilizza gli scenari ideati dal genio tedesco come sfondo per la sua narrazione, ma la stessa colonna sonora della mini serie, composta da sei episodi, comprende le musiche dell’opera originale di Wagner.
Dall’accostamento emerge un capitano e un’ Arcadia ancora più epici e senza tempo.

Trip number four: OCCIDENTAL EXPRESS

Il viaggio è appena cominciato e l’unica cosa che ho capito è che non vedo l’ora di tornare a casa mia.
La fantascienza è bellissima, il genio di Matsumoto è incommensurabile e prezioso, però ringrazio e rientro nell’atmosfera terrestre.

Ma una volta toccata terra, vado ancora continuando la mia ricerca e trovo frammenti di meteorite matsumotiana anche qui, nel vecchio continente. Negli anni ’80 Matsumoto disegna l’anime L’uccellino azzurro, libero adattamento dell’opera omonima di Maurice Maeterlinck, drammaturgo belga vissuto tra fine ottocento e inizi novecento.
Questa volta la fantascienza centra poco, o almeno la fantascienza alla quale Matsumoto ci ha abituato, nonostante i piccoli riferimenti al tema e alle sue produzioni precedenti che il disegnatore dissemina qua a là, per l’occhio attento dei fan.
Il tema del viaggio rimane, all’interno di un mondo fantastico, e i protagonisti sono due bambini poveri di portafoglio ma ricchi di cuore che intraprenderanno una lunga e difficile ricerca per trovare un uccellino azzurro, prezioso quanto sfuggente che possa portare loro la felicità, per capire alla fine del viaggio che la felicità è sempre stata a portata di mano.

The final Trip: ADDIO MR. MATSUMOTO

Una vocina nella mia testa comincia a ripetermi siamo arrivati?
Siamo arrivati?
E ora?
Ora siamo arrivati?
Siamo arrivati adesso?
Il timone si sposta indeciso da babordo a tribordo, io stessa, navigatore solitario sulla mia nave fatta di cuscini tentenno schiacciando i tasti del computer.
Siamo arrivati si o no?
Come ogni viaggio spaziale che si rispetti, anche il mio non arriva ad una conclusione. O meglio non arriva alla conclusione sperata.
Partita per cercare Harlock, torno avendone trovati a dozzine, torno con in tasca tanti nuovi personaggi, torno con in tasca la certezza che ogni sua versione sia genuina ed autentica perchè approvata da Matsumoto stesso.
Sono ancora tante le galassie e miliardi le stelle che non ho ancora vistato. Sono tante quanti sono gli episodi che ancora devo guardare. Quindi facciamo così, io continuo a viaggiare, a vedere, ad ascoltare. Voi immaginatemi mentre mi allontano e divento un piccolo puntino luminoso nell’oscuro cielo, guardatemi mentre brillo, prima di scomparire tra le stelle lontane, come ogni eroe di Matsumoto che si rispetti.

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Beatrice Lombardi

Laureanda presso il CITEM di Bologna è nata 26 anni fa dal tubo catodico. Dopo anni di amore e odio con mamma Televisione e papà Cinema ha deciso di percorrere nuove strade ed è scappata con il Web.

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