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A Sorsi di Birra: Una Blanche alla Salute di Pierr...

A Sorsi di Birra: Una Blanche alla Salute di Pierre Celis


Ci sono poche cose in cui credo nella vita ma il caso è una di queste, a prescindere dal senso che vi si può attribuire, che è un altro paio di maniche e di ulteriori pippe mentali.
E cosi, cercando notizie su questo personaggio ben lontano dagli sguardi notoriamente rivolti a calciatori e rock star, è venuto fuori che il terzo anniversario della sua recente dipartita verso il bianco paradiso delle birre di frumento ricorre proprio il 9 aprile. Il personaggio di oggi è Pierre Celis, padre della Blanche Hoegaarden.

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Le Blanche (o Witbier in fiammingo) sono le tradizionali birre della zona del Brabante, ed in particolare della cittadina di Hoegaarden, dal colore giallo paglierino, il tenore alcolico moderato e dall’alto grado di freschezza e beverinità. I punti essenziali che caratterizzano lo stile sono l’impiego di una discreta percentuale di frumento non maltato e l’aromatizzazione con buccia di arancia amara e coriandolo, uniti ad un leggero aroma “fenolico” (chiodi di garofano) generato dai lieviti.

Nonostante l’ampia fama e diffusione ci fu un tempo in cui questo stile, oggi largamente apprezzato, fu sul punto di sparire per sempre dalla faccia della terra. Dalle decine di produttori di Blanche di fatti attivi intorno a metà dell’800 nei dintorni di Leuven si passò in breve ad una fase di chiusura generalizzata, sino alla serrata dell’ultimo birraio di Hoegaarden, Luis Tomsin, nel 1955. Ma fu così che spuntò Pierre, figlio di un allevatore della cittadina, di professione lattaio e un passato di garzone presso il birrificio di Luis: grazie ad un prestito del padre e un paio di soci stranieri il nostro supereroe aprì nel 1966 un nuovo birrificio di birra Blanche – la Celis Brouwerij – con tutta l’intenzione di far rinascere la sua birra preferita ad una decina di anni dall’oblio, donandogli il nome della cittadina.

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Il passo fu particolarmente azzeccato e la Blanche Hoegaarden ottenne un grandissimo successo soprattutto tra i più giovani e una fama crescente in tutte le zone del Belgio e dintorni. Date le cresciute esigenze produttive Pierre dovette aumentare la produzione fondando un birrificio più grande nel 1980 – De Kluis Brouwerij – che gli consentì di avviare le esportazioni sino agli Stati Uniti. Se non ché iniziarono un cumulo di disavventure: il birrificio, assicurato solo in minima parte, venne quasi totalmente distrutto da un incendio e Pierre si vide costretto dapprima a cedere il 45% della azioni della società a Stella Artois in cambio della ricostruzione e la successiva quota restante nel 1988 al colosso Interbrew, che aveva già inglobato Stelle Artois e aveva iniziato a pressarlo sempre più, spingendolo a produrre con modalità maggiormente redditizie.

In pensione “forzata” il nostro Pierre decise di non darsi per vinto, fondando nel 1990 un altro birrificio a Austin, Texas – Celis Brewing – con l’aiuto della figlia e altri soci ‘mmericani. Anche qui però la solita storia e l’avvento del colosso Miller Coors, fatto entrare in soccorso finanziario dallo stesso Pierre, a prendere sempre più il controllo della situazione, forzandolo nel 1995 ad abbandonare anche questa esperienza e rientrare a Hoergardeen, dove morì il 9 aprile del 2011, ad 86 anni di età.

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A prescindere dai patti forzati con la “concorrenza” più volte accaduti durante la sua vita, è indubbia l’importanza che abbia avuto la costanza e passione di Pierre per le Blanche e per gli appassionati di birra in genere, bevitori oggi incalliti e senza pensieri apparenti. Non sempre vista con la giusta attenzione questa birra è una delle invenzioni più pazzesche del mondo brassicolo: semplice, complessa e beverina come poche. Presente oggigiorno in mille versioni e varianti differenti il consiglio più opportuno risulta proprio quello di evitare la Hoegaarden – prodotto ben lontano dall’orgoglio di un tempo – e dedicarsi ad altre bevute. In Belgio sicuramente la Blanche de Namur per la semplicità originaria, la Wit di San Bernardus per l’equilibrio, la più volte citata Jan de Lichte di De Glazen Toren per l’estrema complessità e beverinità nonostante l’alcol più elevato del normale (double wit).

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In Italia ottimi esempi dello stile li ritroviamo nella Seta e Seta Special (versione aromatizzata al bergamotto) del Birrificio Rurale, oramai diventate un must di molti locali, nella Bianca di Opperbacco (aromatizzata alla mentuccia), nella Blanche de Valerie di Almond 22, sino ai casi più particolari della Latte + di Retorto (senza lattosio), l’intrigante n. 8 di Scarampola (al chinotto) e la estrosa Lys del Birrificio Settimo, tra i pochi esempi di double wit nel nostro paese.

Grazie Pierre per averci donato un’altra occasione per bere. Non sono mai troppe.


Umberto Calabria

Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.

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