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A colpi di luce: Valeria Vacca

A colpi di luce: Valeria Vacca


Ciao Valeria, parlaci di te, dove vivi, da quanto tempo fotografi, come hai cominciato.
Non sono molto brava quando si tratta di parlare di me. Dopo vari spostamenti, sono da poco tornata a vivere in Molise insieme alla mia famiglia e sto cercando di organizzare il prossimo capitolo della mia vita.  Fotografo da qualche anno ormai; credo di aver iniziato a prendere seriamente la fotografia intorno al 2009, dopo aver trascorso del tempo a giocare con la compatta digitale fotografando alberi e gatti.  Come ho cominciato? Non lo so bene nemmeno io. La grande passione per il cinema, unita a un particolare periodo della mia vita, ha sicuramente influito sulla nascita di questa passione.

Le tue fotografie sono per la maggior parte in bianco e nero, c’è un motivo particolare?
In realtà non c’è un motivo particolare, non si tratta di una vera e propria scelta stilistica. Adoro il bianco e nero e la maggior parte delle mie fotografie viene già pre-visualizzata in questo modo, in maniera del tutto naturale.

Molti ritratti, la cosa che più mi incuriosisce però è come sviluppi questa ritrattistica, celare gli sguardi ritagliandoli o coprendoli, o addirittura modificando l’aspetto delle modelle, come ad esempio in Alien-s,  come nasce l’idea di stravolgere e “censurare” gli aspetti che caratterizzano propriamente la mimica di un volto, e perché?
Da sempre mi piace lavorare sull’ identità e con le persone, in particolare con quello che le persone vogliono far vedere e quello che tentano di nascondere. Per questo motivo in molti dei miei ritratti si gioca con le luci e le ombre, con il vedo/non vedo. Non per stravolgere i soggetti fotografati, ma per mostrarne la parte a me visibile. Alien invece è un progetto molto particolare che si allontana dalla mia tipica produzione fotografica, che è molto più spontanea, meno costruita e soprattutto meno trattata. Il progetto è nato per un esame scolastico in cui ci veniva richiesto di simulare una post produzione simile a quella utilizzata dall’artista Oleg Dou [http://olegdou.com/]. Dopo aver creato il primo ritratto ho deciso di portare avanti il progetto. Quante persone si possono creare da un unico volto? Fin dove posso spingermi? Più che un lavoro fotografico, è un lavoro grafico che mi ha permesso di conoscere meglio photoshop e di migliorare le mie abilità da post produttrice che, a dirla tutta, erano abbastanza scadenti.

Valeria Vacca

Come nascono i tuoi progetti? Cosa ti ispira?
La creazione di un progetto è da sempre una fase frustrante del mio processo creativo. Mi rivedo più nella “fotografia spontanea” e sto cercando di spostarmi verso un approccio documentario. Credo sia una modalità molto più adatta alla mia personalità. L’ispirazione viene quasi esclusivamente dal cinema e dalle serie tv, che occupano gran parte del mio tempo libero, per tutto il resto mi lascio ispirare sul momento dal soggetto che ho davanti, dalla luce o dalla situazione che sto vivendo. Ogni volta che tento di organizzare qualcosa nei minimi dettagli, finisco per utilizzare unicamente le fotografie di backstage.

Ho letto in una tua foto una domanda, te la giro, quand’è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta?
È passato tanto, troppo tempo. Spero di rimediare il prima possibile.

Nei tuoi lavori usi analogico e digitale, qual è il tuo rapporto col mezzo fotografico? Quale dei due ti appassiona di più e perché?
Questa, ahimè, è una scelta spesso forzata dall’ attrezzatura in mio possesso. Ho un’unica, ormai vecchia, macchina digitale e diverse macchine analogiche, che spaziano dal mattone di 4 chili alle compatte tascabili e che si adattano quindi a tutte le situazioni. Mi appassionano entrambi, in modo diverso e per motivi diversi. Posso dirti che porto sempre con me solo un’analogica, ma che se avessi una mirrorless le cose potrebbero cambiare.

Quali sono i tuoi progetti futuri, a cosa stai lavorando adesso?
Negli ultimi 12 mesi mi sono dedicata quasi esclusivamente alla creazione di un diario fotografico, al ritocco beauty, ai collage e ai famosi mixed media, intervenendo sulle fotografie con illustrazioni e ricami. L’unico progetto futuro è quello di mettere una macchina fotografica in valigia.

Ultima domanda: diresti che la fotografia ti ha insegnato qualcosa? Cosa in particolare?
La fotografia mi ha insegnato tantissimo. Può sembrare una risposta banale, ma è così. Grazie alla fotografia ho avuto modo di incontrare e conoscere persone fantastiche che mi hanno insegnato davvero tanto; alcune hanno tirato fuori il meglio di me, altre il peggio. Sono diventata una persona più paziente, tollerante e ho imparato a leggere meglio le persone che mi stanno accanto. La fotografia mi ha insegnato a rispettare il lavoro altrui, a condividere conoscenze ed esperienze e a non smettere mai di studiare.

Ringraziamo moltissimo Valeria per averci concesso il suo tempo, qui i suoi lavori:  http://www.behance.net/valeriavacca

 

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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