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Ahab: reinventare un capo, passando (anche) per Mo...

Ahab: reinventare un capo, passando (anche) per Moby Dick


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Quanto conta il packaging di un prodotto? Quanto conta far conoscere al pubblico la propria storia, il proprio heritage? Quanto conta reinventarsi? E reinventare un prodotto? Quanto conta l’artigianalità? Sporcarsi le mani? E collaborare con gli altri? Guadagnarsi la fiducia della propria fetta di pubblico? C’è ancora un po’ di speranza per chi propone la qualità? Quella vera intendo, non splendidi pacchi regalo ben confezionati ma dentro vuoti e senza sogni.

Un carosello di domande che si rincorrono, si afferrano e poi si spingono senza effettivamente mettere d’accordo nessuno, ma a cui il laboratorio tedesco eskju ha provato a rispondere, (ri)dando un’anima a un capo storico (ma inflazionato) come la t-shirt, donandogli identità nuova e infarcendolo di dettagli e storie da raccontare.
Perchè una storia, è quello che effettivamente è Ahab,  la collaborazione tra eskju e lo street artist Pixeljuice 23, ispirata sì all’universo di Moby Dick e al capitano Achab,ma soprattutto al rumore della racla che passa sul telaio, all’odore del legno appena tagliato, alla sensazione tattile della carta stampata, a cui puoi avvicinare il naso per sentire tutti i racconti del mondo evocando santi, marinai e balene (tanto per citare il titolo di un bellissimo libro di Pietro Sedda).

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Reinventare un capo quindi, in una limited edition di 50 pezzi (numerati), facendo sapientemente uso dell’arte del packaging, coinvolgendo la serigrafia non (solo) per la t-shirt, ma per la stampa della carta, della medaglia in legno e della lisca (pure questa in legno) a cui viene avvolto il capo.
Dalla carta, puoi veder spuntare solo la coda della balena, che come le manovre di marketing più ciniche e letali, ti incuriosice e rapisce.
Così passi dalla t-shirt al brand, passando per uno storytelling selvaggio, ma vero, che racconta la storia di una collaborazione.
Quella tra eskju e Pixeljuice 23.

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Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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