II surrealismo è la magica sorpresa di trovare un leone nell’armadio dove si voleva prendere una camicia.
Frida Kahlo
L’aforisma della pittrice messicana, alla quale sono state dedicate mostre e omaggi in tutto il mondo, poi che vi piaccia o meno è ovviamente un altro discorso in cui non vogliamo entrare, almeno in questo frangente, si lega ad una mia personale considerazione: se c’è una parola che ha sempre contraddistinto questa nostra rubrica sin dalla sua nascita, ripetuta e osannata, è sicuramente “surrealismo”. In ogni articolo così come in ogni intervista contenuta in questo appuntamento del martedì, il surrealismo si è insinuato come un’ombra sulla superficie bianca quando sopraggiunge la sera e i pensieri vagano persi in chissà quale direzione.
Dopo tanti articoli, dopo tante interviste, dopo tante mostre di cui vi abbiamo riempito gli occhi siamo arrivati a considerare il surrealismo come una figura geometrica con tanti angoli e un numero infiniti di punti di vista: il surrealismo si potrebbe spiegare in tanti modi, si potrebbe cercare di rintracciare la sua nascita nel pensiero artistico come fanno i grandi maestri della saggistica dell’arte, si potrebbero sguinzagliare tutti i sinonimi che ad esso sono stati assemblati ma crediamo fermamente che solo l’arte stessa sia in grado di descrivere.
E il surrealismo dell’artista di cui vi parlo oggi è un surrealismo delicato, si presenta lieve come pioggia di marzo.
L’artista di questa puntata di Tuesday Poison è Alessandra Fusi, un’illustratrice nata a Roma nel 1984, diplomata allo IED in Illustrazione e Animazione Multimediale ma che attualmente vive a Bologna con il suo ragazzo e un gattone bianco e rosso che si chiama Rino.
Tra le sue pubblicazioni figurano Tra la Terra e l’acqua, 7 Gatti, Le bel uniforme gris, Le grand voyage de Tessie, La Nuit du Saphir, Presque Reine nonché per il magazine Focus Family; ha preso parte a diverse collettive all’estero e in Italia, alcuni di voi ricorderanno di sicuro Tarot alla Mondo Bizzarro Gallery nel 2011 così come Sketchel Group Show alla MondoPop nel 2008 oppure la sua personale sempre a Roma Pain au Chocolat a Fusolab nel 2009.
Così come ci è apparso di vedere nelle opere di molti altri suoi colleghi di cui vi abbiamo parlato io e Marco De Carolis in precedenza, il mondo dell’illustrazione di Alessandra Fusi è legato all’universo fiabesco dei bambini, fatto essenzialmente di colori e forme armoniose, abitato da personaggi e situazioni simpaticamente grotteschi, visi impacciati, sognanti, assenti, desiderosi di evasione.
Fin qua tutto nella norma. Ma come dicevo qualche riga sopra, la bellezza della parola surrealismo sta nelle sue varie sfaccettature che compongono un immaginario compositivo legato ad ogni artista che lo traspone sulle superfici che a sua volta traduce un pensiero in atto concreto. E così il surrealismo di Alessandra Fusi è dotato di quella particolare caratteristica, la delicatezza, la quale ci fa apparire le sue illustrazioni straordinariamente velate, a metà tra una fantastica illusione di vedere delle cose apparire dinanzi e la realtà circostante che quasi diventa insulsa.
Le sue opere sembrano parlare attraverso un linguaggio semplice, quello dei colori e delle forme, ma in realtà esprimono emozioni e sensazioni senza tempo e limiti di alcun genere: il suo surrealismo si impone per la facilità con cui ci mostra il modo in cui i bambini ci osservano ma contemporaneamente si offrono al nostro sguardo pieni di mistero, come se da un momento all’altro qualcosa stesse per accadere e svegliare dal sogno la nostra coscienza sonnecchiante.
Eva Di Tullio
Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!