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A colpi di luce 3.0: Mia Murgese Mastroianni

A colpi di luce 3.0: Mia Murgese Mastroianni


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Ciao Mia, parlaci di te attraverso due scatti: fotografa (o descrivi) ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
In tasca? In tasca di solito non porto mai niente…vediamo un po’ ora…ah, ecco, una pen drive con alcuni miei lavori! Al momento mi trovo al sud, nel mio paese, ma sono in procinto di una partenza per Roma questa volta. Ed è Roma (e non solo) il posto in cui vorrei essere. Non certamente il mio paese natio a cui sono legata solo per i miei affetti.

Non ho molte notizie su di te, vorrei approfondire la conoscenza visto che sei pugliese come me chiedendoti, visto che è una domanda che mi pongo spesso, se dovessi cambiare il tuo lavoro quale sarebbe l’altro possibile?
Amo troppo la fotografia per poter pensare a un possibile cambiamento nella mia vita. Non saprei.

Racconta episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione fotografica.
La fotografia è venuta subito dopo un intenso percorso pittorico a cui mi sono dedicata per un po’ di anni. Il mio avvicinamento a essa lo ritengo un episodio evolutivo dell’immagine che mi ha suggerito nuovi strumenti. Diciamo che il fotografo è il pittore della vita moderna. Non c’è un episodio particolare che mi abbia avvicinato alla fotografia. E’ la stessa che si è avvicinata a me in un periodo di ricerca di un linguaggio in cui mi sono sentita maggiormente comunicativa, che è quello appunto dell’immagine, dell’arte, dei simboli. Con la fotografia ho voluto esprimermi in modo più immediato. (Sappiamo bene che con il digitale i tempi di produzione sono cambiati, si sono ridotti tantissimo.)

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Come nascono i tuoi progetti fotografici? Come procedi nella loro realizzazione?
Alcuni nascono da richieste di lavoro, altri da e per studi personali. Nel primo caso mi attengo a quella che è la richiesta, mantenendo naturalmente il mio stile; nel secondo, invece, mi sento più libera nella realizzazione, e mi lascio guidare molto dall’istinto e dall’ispirazione del momento.

Ho notato nei tuoi ultimi lavori l’utilizzo di elementi reali sulla stampa di quadri e collage, come è nata l’idea di “arricchire” queste famose opere d’arte? Che pensiero c’è dietro?
E’ un rivestimento dell’Arte attraverso apporti esteriori che non sono elementi aggiuntivi che denaturino sempre l’originalità di opere già note, quando non la esaltino per enfasi di un linguaggio personale; soprattutto è una ricerca che non mira ad alcun sensazionalismo bensì a voler talvolta alterare per ribadirne la forma eccellente ovvero mistificare un passato che meglio s’impone malgrado i lifting balzani. Voglio dire di quanto stia accadendo anche nell’ambito della chirurgia plastica, che presume di migliorare quando invece irrisoria sarà la prova del Tempo in anni in cui tutto avrà l’effetto di uno stucco fatiscente. A quest’esame l’Arte si sottrae, malgrado le superfetazioni di cui potrei scusarmi. Vuol essere, il mio, un esperimento per ribadire il principio che l’uomo s’illude di migliorare un ‘presente’ anatomico per un futuro che il passato dell’Arte non temerà mai, se lo stesso uomo rispetterà quanto dal Genio sia stato creato; fino addirittura a notare in certe opere la patina del Tempo che diventa l’altro colore per quei colori che ne riconosceranno la Perfezione.

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Fotografi spesso donne, c’è un motivo particolare per questa scelta?
Fotografo anche uomini…anzi, a breve ho un progetto che avrà per protagonista l’uomo; spero di sorprendervi dopo un imponente – vero – presenza femminile nei miei lavori. La donna in fondo è la rappresentazione di me stessa. Non ricordo chi abbia detto che ogni ritratto tradotto in arte è una autoritratto; è così, anche per me.

Una fotografia che vorresti aver scattato nella vita, che invidi ad un altro fotografo/a?
I ritratti di Irving Penn sui fondali disposti ad angolo, dove con maestria ha dipinto il carattere di ogni personaggio catturato dall’obiettivo, restituendone l’autenticità per ognuno sia nell’estetica che nell’indole. La sua fotografia ad esempio a Marlene Dietrich avrei voluto scattarla io.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Quali sogni nel cassetto ancora da realizzare?
I progetti son sempre tanti. Al momento non ne parlo, ma li vedrete realizzati. Per i sogni un cassetto non basta. Ma neanche questi li svelo…ogni volta che si rivela un sogno ho l’impressione che smetta di esistere ovvero che io e il sogno che è in me rischieremmo insieme di dissolverci. Anche probabilmente poter essere per un altro un sogno che si rinnovi.

Intervista conclusa, per ultimo, consigliaci un film, un libro, un fotografo e un album.
Un film…? Mi viene da rispondere subito ‘Il confomista’ di Bernardo Bertolucci. Tra i film e i registi che più amo…ma ce ne sono altri… potrei citare ‘Il settimo sigillo’ di Ingmar Bergman ‘Nostalghia’ o ‘Stalker’ di Andrej Tarkovsky, ‘La ricotta’ di Pier paolo Pasoli, ‘Gli anni in tasca’ di François Truffaut, ‘8½’ di Federico Fellini, etc etc…
Un libro: Tutte le opere di Jorge Luis Borges.
Un fotografo: Helmut Newton.
Un album? Instant Light: Tarkovsky Polaroids.

Ringraziamo Mia per la sua disponibilità, qui il link al suo portfolio: Mia Mastroianni

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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