A colpi di luce 3.0: Peppe Trotta


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Ciao Peppe, parlaci di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere. 
Gli scatti te li racconto. Uno sarebbe totalmente bianco in quanto nelle tasche non ho nulla, l’altro sarebbe totalmente nero poiché dove mi trovo adesso non vorrei proprio esserci, almeno oggi.

Com’è il tuo carattere, una cosa che ami di te e una che odi.
Non credo si possa essere pienamente obiettivi con se stessi, dovresti quindi chiedere a qualcuno che mi ha spesso intorno. Mi piace la capacità di adattarmi alle situazioni e detesto la mia impulsività.

Quali sono i tuoi interessi, cosa fai quando non scatti fotografie?
Diciamo che tra il lavoro e la famiglia gli spazi a disposizione non siano tantissimi. Quando non mi dedico ad attività correlate alla fotografia mi interesso soprattutto di musica, ne ascolto in quantità spropositata e a volte ne scrivo. Ci sono poi la letteratura, il cinema, la bici… ci vorrebbero giornate da 48h.

Raccontaci l’episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione fotografica.
L’incontro con la fotografia è avvenuto negli anni universitari. Prima o poi ogni studente di architettura arriva ad approcciarvisi, anche solo per poterlo utilizzare come mezzo di rappresentazione. La passione per la fotografia come linguaggio però è ben più recente e la “colpa” è soprattutto da attribuire alla scoperta del lavoro di Luigi Ghirri.

Mi descrivi la tua regione? Un odore o un sapore, magari un ricordo o qualche esperienza che ti ha cambiato in qualche modo?
La mia regione di origine è la Calabria, ma da una dozzina d’anni ormai vivo in Sicilia. Sono mondi simili ma con differenze anche sostanziali. Qui sull’isola mi stupisco continuamente della varietà del paesaggio che a volte cambia in modo repentino alimentando un costante senso di scoperta. Dal punto di vista socio-economico è terra piena di contraddizioni e in questo è simile alla Calabria. Arrivi e te ne innamori rapidamente, ma vivendoci ti rendi conto di quanto non sia semplice viverci. Amo l’odore della ginestra che riempie le strade etnee in primavera e la presenza invadente del vulcano.

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Quali sono le cose che ti formano, che contano e che alla fine decidi di dover fotografare? A cosa pensi quando scatti e da chi o cosa trai ispirazione?
L’analisi dell’evoluzione del paesaggio, sia rurale che urbano, è al centro del mio interesse e rappresenta il tratto d’unione tra la mia professione e la fotografia. A ciò ovviamente si accosta anche un approccio più leggero e privato che mi spinge a ritrarre i volti e i gesti delle persone a me care. Quel che passa nella mente mentre scatto è spesso musica, ma in realtà ciò che condiziona il mio modo di guardare arriva da tutto ciò che ho assorbito negli anni, dal cinema all’architettura passando per la fotografia stessa.

Da piccoli quando la maestra ci chiedeva cosa volessimo fare da grandi rispondevamo coi mestieri che sognavamo, il tuo è quello che hai sempre sognato? Tu Cosa rispondevi ?
Svolgo una professione che mi piace, anche se non esattamente nei termini che desideravo. Di risposte credo di averne date tantissime e sempre diverse, dovrei stilare un elenco infinito.

Hai dei progetti per il tuo futuro? Quali? Un sogno che ancora vuoi realizzare?
Vivere è di per sé un progetto in costante evoluzione. I sogni invece e meglio non esplicitarli prima che si avverino.

Intervista conclusa, prima però, consigliaci un film, un libro, un disco e un fotografo.
“il cielo sopra Berlino” di Wenders, “sulla strada” di Kerouac, “meditations” di Coltrane e Alec Soth.

Ringraziamo Peppe Trotta per la sua disponibilità, qui il link al suo flickr: http://www.flickr.com/photos/swpeppe/

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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