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Miho Hirano, ovvero il trionfo dell’Hanami

Miho Hirano, ovvero il trionfo dell’Hanami


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Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia.

Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia

Non è proprio un caso se ho scelto le parole del grande scrittore giapponese per iniziare la mia personale recensione alle opere dell’illustratrice di questo martedì e a tal proposito mi piacerebbe definire questa connessione come una piccola ricerca analogica tra due grandi artisti del nostro tempo, quella appunto che intercorre tra i pensieri di una mente eccelsa della letteratura e l’arte pittorica dell’illustratrice ospite di oggi, Miho Hirano. Come sempre, mettetevi seduti, comodi e lasciatevi trasportare dalla bellezza delle immagini.

Ciò che mi ha spinto a legare Haruki Murakami a Miho Hirano è questa immagine sublime del vento prefigurata come lo scorrere del tempo, il quale, come nelle parole dello scrittore soffia dentro ognuno di noi, anzi quel vento siamo noi e la nostra essenza, il nostro destino, allo stesso modo trasportato nelle opere della giovane artista lo vediamo insinuarsi tra quelle forme deliziose delle sue adorabili fanciulle e finisce per essere catturato dalle loro chiome danzanti e dai movimenti lenti delle membra, compiendo infine un percorso circolare.

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Ciò che stupisce delle opere dell’artista nata a Abiko, una cittadina che si trova ad est del Giappone, è questa sua propensione nel descrivere la bellezza femminile attraverso un uso dei colori mai eccessivo, sempre molto soave, in linea con leggiadria dei volti rappresentati che attirano lo sguardo di ogni essere in grado di rivolgersi all’arte come un devoto con la sua divinità, adorando ogni suo gesto e persino ogni suo silenzio. In queste opere di Miho Hirano, realizzate con la tecnica della pittura ad olio, regna il silenzio con il quale vengono avvolti i suoi soggetti, come scrivevo qualche riga fa, quelle dolci fanciulle che sembrano sbucare dal bosco, nate dall’unione di madre natura con Kronos, quel dio del tempo che cammina assieme allo spazio, mentre fiori e farfalle e uccelli accompagnano la loro venuta al mondo.

I loro sguardi malinconici, complici di un paesaggio fiabesco e di un’atmosfera eterea, si impossessano della nostra percezione di un universo parallelo che a sua volta si nutre solo ed esclusivamente di emozioni, silenziose emozioni che vengono trasmesse all’osservatore tramite una forza empatica che irrompe con la sua luce celestiale. A tratti queste amabili personaggi femminili ricordano le tre grazie di Sandro Botticelli nel suo celebre dipinto, Primavera, un capolavoro della pittura rinascimentale italiana che ancora oggi stupisce per la sua bellezza eterna, specialmente nelle curve seducenti delle donne e dei loro sguardi intensi che sembrano rimandare a quella dimensione surreale che si impone nelle opere di Miho Hirano, tra l’altro reduce da una collettiva Ephemeral che si è svolta presso la Jiro Miura Gallery di Tokyo dove, tra i tanti artisti giapponesi, hanno preso parte anche Virginia Mori e Ania Tomicka.

Non è solo arte quella di Miho Hirano, è qualcosa di più profondo, è il trionfo dell’Hanami, della bellezza della fioritura primaverile dei ciliegi che incanta con il suo splendore, del dialogo silenzioso tra l’armonia della natura dipinta e noi.

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Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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