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Oltre la digital art: il surrealismo fotografico di Ángela Burón.


08Noi di Organiconcrete siamo un po’ fissati col surrealismo e la sua parte pop (Eva ogni martedì ce lo racconta in maniera stupenda).
Che cos’è il surreale? Letteralmente è qualcosa di super-reale, cioè è qualcosa che supera ciò che noi possiamo vedere o vivere quotidianamente nel cosiddetto reale. Il surrealismo è un movimento di avanguardia nato in Francia nei primi anni 1920, che ebbe vasta diffusione internazionale nel periodo tra le due guerre mondiali, estendendo la sua influenza dal campo letterario a quello artistico, al teatro, al cinema. Nasce essenzialmente come movimento di protesta nei confronti di una società che si riteneva ricca di valori spirituali ma che poi era stata capace di produrre eventi disumani come la Prima guerra mondiale. Anche la fotografia è stata travolta da questa corrente artistica.
Al giorno d’oggi, mi rendo però sempre più conto che, almeno in fotografia, spesso la linea di demarcazione tra il surrealismo ed un creativo capace nella fotografia quanto nella grafica, è davvero sottile e spesso fraintesa.

Una fotografa che ha ben chiaro il concetto di surrealismo e che lo ha reso base portante del proprio lavoro è Ángela Burón, 28enne artista spagnola.
Il suo carattere deciso lo si evince dalle stesse parole che raccontano di lei nel suo sito; non ama definirsi artista perché è un concetto talmente inflazionato che risulta essere quasi un insulto e odia chi parla di se in terza persona. Come darle torto?
Sin da bambina ha desiderato essere un inventore; il suo garage traboccava di oggetti di ogni genere che lei puntualmente assemblava dandogli nuove vite. A questo affiancava la sua passione per il disegno che la portava spesso a riprodurre i fumetti di Indiana Jones. A circa 23 anni, abbandona la pittura (che nel frattempo è maturata dentro sé costituendo, a mio parere, un elemento costitutivo della sua arte di oggi) e installa Photoshop sul computer, solo l’anno successivo acquista una reflex; qui tutto ha inizio. La sperimentazione fotografica, il creare una commistione fra fotografia e grafica, andando oltre la digital art per toccare le corde del surrealismo.

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La sua fotografia è un gioco e si nutre di quel che Ángela è stata da bambina; è una continua ricerca senza sosta composta anche dai viaggi (non mi stancherò mai di ripeterlo ma essi nutrono l’anima e donano nuove percezioni). I suoi progetti fotografici non sono mai chiusi, ma sempre in itinere. Uno di questi vede la scomposizione delle parti del corpo che prendono vita in nuovi assetti, quasi a non volersi mai prendere sul serio e a voler mettere in luce come possiamo essere diversi ed evolverci col tempo, per tratti fisici e qualità caratteriali, ma rimanere fondamentalmente noi stessi. Ma i suoi lavori sono anche provocazione; come la serie in cui il corpo nudo si prestava a “sfide visive”, in cui la creatività si mescola all’erotismo più blando ma d’impatto.
Le sue immagini si compongono di colori forti, luci e un uso egregio degli strumenti post produttivi che ricreano la vera essenza del surreale, di tutto quel che non siamo abituati a vedere nel quotidiano. Ah, è lei la protagonista dei suoi ritratti.
Come la definirei? Eclettica, sapiente e meravigliosa.

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Claudia Tornatore

Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.

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