A colpi di matita 3.0: Giulia Pex


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Sei al microfono di una radio e devi trovare lo sketch giusto per presentarti…3….2….1…..ON AIR
Ciao a tutti, (colpo di tosse di circostanza) sono Giulia, (pausa imbarazzante) e da grande voglio fare l’illustratrice.

Immagina di trovarti davanti ad un bambino e di dovergli spiegare in cosa consiste il tuo lavoro.
I bambini sono creaturine sveglie, basterebbe dirgli che disegno – e mi chiederebbero subito un disegno.
a differenza degli adulti che rimangono basiti “ah, illustrazione…cioè?”

Lo starter kit di ogni illustratore comprende:
Nel mio caso, cuffie e una playlist in linea col mio umore sono fondamentali. e poi una micromina, perchè sono troppo pigra per temperare le matite normali.
più in generale, direi che occorre diventare spugne nella vita di tutti i giorni, per non lasciarsi sfuggire nessun dettaglio della realtà che potrebbe poi rivelarsi la svolta che si cerca all’interno un disegno.

Qual è l’episodio legato all’illustrazione che ricordi con più piacere? E con più dispiacere? Ti va di raccontarceli?
Più che un episodio particolare, l’impagabile soddisfazione ogni volta che il mio lavoro viene apprezzato, anche il minimo complimento.
e, aggiungerei, anche la sensazione di completezza che si prova ogni volta che guardando un disegno finito, è esattamente come lo avevi immaginato.
il dispiacere, al contrario, arriva puntuale nelle giornate no, quando la mano proprio non va ed è meglio lasciar perdere.

Ti va di giocare con me? Ti spiego subito come funziona: prenderò un foglio totalmente bianco e farò tre segni a caso sopra, lo scopo del gioco è quello di, partendo da quei tre segni, dare vita ad un disegno di senso compiuto.
Per fare il disegno non avrai a disposizione mezza giornata, ma solo pochi secondi…anzi, visto che sono buona, facciamo un paio di minuti :P

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Persone da tener d’occhio: una colonna dell’illustrazione e un emergente da “esplorare”
I miei pilastri si trovano più che altro nella storia dell’arte: Dorè, Dürer, Friedrich, Schiele, Goya solo per citarne alcuni (e potrei dilungarmi all’infinito)
tra gli illustratori (illustratrici in questo caso) nomino le venerabili Paula Bonet, Diana Sudyka, Joanna Concejo e Ana Juan.

Sbirciamo nel tuo futuro “prossimo”: a cosa stai lavorando in questo momento? C’è qualche progetto che hai voglia di condividere con noi?
Ho un sacco di idee di piccoli progetti che attuerò sicuramente appena riuscirò a fare ordine nella mia testa, che notoriamente è un disastro.
vi svelerei maggiori dettagli ma ne sono all’oscuro anche io.

Final bonus question: Qualche tempo fa, davanti alla sede universitaria della mia facoltà a Roma, ho visto un intervento di street art, dove gli occhi di personaggi di opere famose erano coperti da una benda. Immagina le mille ipotesi che ognuno di noi ha tirato fuori in quella sede. Quando ho sbirciato nel tuo portfolio, vedere alcune delle tue illustrazioni con gli occhi dei protagonisti coperti da un elemento, mi ha subito riportato alla mente quella scena, dove ognuno di noi cercava di dare un senso a quella copertura. Io nel tuo caso un’idea me la sono fatta e viaggiare di fantasia per afferrare un significato, un linguaggio, un senso nascosto, è un’ attività che pratico spesso. A te va di raccontarci il significato che tu gli hai dato? E cosa ti aspetti (se te lo aspetti) suscitino, nell’osservatore, alcune tue scelte? PS: il tuo modo di interagire con le immagini a me fa impazzire! ;)
Il rapporto che ho con gli occhi, e il senso della vista, si è fatto più complesso, e quasi ossessivo, da quando sono stata operata di cataratta quest’anno (un caso raro a 22 anni, sì, potrebbe soffrirne vostra nonna di 85).
Ora sono un cyborg, ho un cristallino artificiale e vedo di nuovo il mondo in HD, ma non è stato un periodo facile per me. Ho esorcizzato un sacco tutta la situazione disegnando: occhi, occhi dappertutto, gente senza occhi, occhi da dentro e di fuori, cose terrificanti. e ciclicamente questo demone della “vista” ritorna nei miei lavori: vedere oltre, perdere la vista o riguadagnarla, essere ciechi.
La mia speranza è che l’osservatore, alla fine, si ritrovi in certi stati d’animo che cerco di indurre soprattutto con la scelta dei soggetti e la loro interazione. PS: grazie Marta ;)

Ringraziamo Giulia Pex per la sua disponibilità e vi invitiamo a visitare il suo sito: www.giuliapex.com

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Marta Latini

Mi chiamo mARTa e nel mio nome è racchiusa una parte del mio mondo...amo la danza, il design, l'architettura, la pittura, il didò e adoro le bambole di pezza; ma non sono nè una ballerina, nè un ingegnere, nè un architetto, nè una pittrice, nè tantomeno una scultrice...

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