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Il surrealismo di Eric Joyner tra donuts e robots

Il surrealismo di Eric Joyner tra donuts e robots


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Continua il nostro viaggio alla scoperta dei grandi talenti dell’arte lowbrow e pop surrealista e questo martedì vi porto negli Stati Uniti, esattamente a San Francisco, dove vive un artista che realizza delle opere davvero molto simpatiche. Sto parlando di Eric Joyner, magari molti appassionati di The Big Bang Theory sbirciando tra le immagini lo avranno riconosciuto dallo stile visto che alcuni pezzi sono apparsi proprio in qualche puntata della fortunata serie televisiva americana.

Il nostro ospite di oggi è nato nella città californiana nel 1960, o almeno così si dice, e dopo aver vissuto per qualche tempo in Oregon ha deciso di tornare nella sua bella San Francisco per studiare all’Accademia d’Arte, anche se il suo percorso nel mondo della pittura era avvenuto già qualche anno prima quando da bambino, assieme alla sorella maggiore, frequentava il centro ricreativo per adolescenti. Ed è stato proprio in quel periodo, dopo aver partecipato ad una mostra sulle opere di Van Gogh in una galleria di San Francisco che gli è venuto l’istinto di iniziare a disegnare. Superata la fase adolescenziale ricca di premi e onorificenze ricevute per i suoi primi lavori, nel 1999, dopo averne collezionati per molto tempo, Eric Joyner decide di raffigurare nelle sue opere solo la sua grande passione ovvero i robot e le atmosfere che ad essi appartengono.

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Ecco svelata dunque il primo soggetto delle sue opere, quelle macchine colorate dotate di braccia e gambe in grado persino di comunicare con noi esseri umani. E in uno scenario del genere la fantasia non può che prendere il sopravvento.

Tuttavia, il nostro artista sentiva che mancava qualcosa alle sue rappresentazioni, forse una nemesi e allora, dopo aver guardato nel film Pleasantville uno dei personaggi (Bill Johnson interpretato da Jeff Daniels) dipingere donuts proprio in quel momento sopraggiunge la sua epifania e da allora nelle sue opere al fianco dei suoi compagni di sempre appaiono i donuts, presentandoli in tante versioni, quelle che potete vedere di seguito.
O dal vivo se passate alla Corey Helford Gallery di Los Angeles dove fino al 19 marzo è di scena la sua personale Sweet Dominion.

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Rifacendosi in parte all’arte di Wayne Thiebaud, il celebre artista americano che ritrae rossetti, paste, hotdogs, coni di gelato, caramelle e torte, Eric Joyner fa suo un immaginario pop fatto di storie ambientate in luoghi futuristici o in sogni ancora non fatti nei quali l’uomo non è al centro dell’universo ma è colui che osserva le avventure dei suoi robot umanizzati al punto che svolgono le nostre stesse azioni, percepiscono le nostre stesse sensazioni, le nostre paure, le nostre emozioni mentre tutto intorno è loro mondo è fatto di dolcezze, di donuts al caramello, al cioccolato, alla crema. Donuts che sembrano montagne in lontananza, altri assomigliano ad asteroidi o dischi volanti in un mondo ultraterreno.

La vivacità dei colori poi rende ogni opera simile ad una scena di un film, ad una locandina di un film del prossimo futuro, quando i nostri eroi saranno di nuovo quei robot che sognavamo noi bambini degli anni ottanta e la vincita in palio sono quelle ciambelle deliziose che ci fanno venire l’acquilina in bocca ogni volta che le vediamo in mano ad Homer. Ecco, le opere di Eric Jeyner potrebbero persino sembrare dei cartoni animati del duemila, anime spaziali alla ricerca del donut perfetto.

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Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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