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A colpi di matita 3.0: Beatrice Cerocchi

A colpi di matita 3.0: Beatrice Cerocchi


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Sei al microfono di una radio e devi trovare lo sketch giusto per presentarti…3….2….1…..ON AIR
BUONGIORNO A TUTTI! Sono Beatrice Cerocchi, un architetto un pò particolare che nella vita non progetta né case né grattacieli né ponti, niente di tutto ciò… ha deciso di progettare libri per bambini.

Immagina di trovarti davanti ad un bambino e di dovergli spiegare in cosa consiste il tuo lavoro.
Questo lavoro è il lavoro più bello del mondo: consiste nel raccontare storie attraverso le immagini. Puoi scegliere tu in base a quello che ti colpisce del testo cosa disegnare, dettagli da aggiungere, da evidenziare o da nascondere. Le illustrazioni arricchiscono di contenuti un libro, lo completano.

Lo starter kit di ogni illustratore comprende:
Taccuino, matite e colori. Mettere tutto dentro una borsa e uscire a disegnare. L’anno scorso ho frequentato il MiMaster e l’ultima settimana di corso abbiamo avuto l’opportunità di andare a disegnare per Milano insieme a Thomas Ehretsmann. Ogni giorno affrontavamo un tema diverso: un oggetto, un edificio, un luogo deserto, un luogo affollato, una stazione, una città vista da un grattacielo. Sono tutti esercizi che aiutano tantissimo a formare un proprio punto di vista e un proprio mondo figurativo.

Qual è l’episodio legato all’illustrazione che ricordi con più piacere? E con più dispiacere? Ti va di raccontarceli?
In realtà i due episodi sono legati alla stessa giornata. Nel 2004 sotto consiglio di mia cugina Irene Guerrieri, anche lei architetto e illustratrice, sono andata per la prima volta alla fiera del libro di Bologna, sono rimasta folgorata dalla mostra degli illustratori ed è stato in quel momento che mi sono appassionata a questo mestiere. Avevo 15 anni così con un pò di incoscienza mi sono infilata in una di quelle interminabili code delle portfolio review… Non mi ricordo nemmeno quale editore fosse ma ricordo perfettamente che mi disse (in un modo non propriamente gentile) di cambiare mestiere. La mia prima revisione fu CATASTROFICA. Ci rimasi malissimo ma adesso l’episodio mi fa sorridere.

Ti va di giocare con me? Ti spiego subito come funziona: prenderò un foglio totalmente bianco e farò tre segni a caso sopra, lo scopo del gioco è quello di, partendo da quei tre segni, dare vita ad un disegno di senso compiuto.
Per fare il disegno non avrai a disposizione mezza giornata, ma solo pochi secondi…anzi, visto che sono buona, facciamo un paio di minuti :P

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Persone da tener d’occhio: una colonna dell’illustrazione e un emergente da “esplorare”
Di colonne dell’illustrazione ce ne sono davvero tantissime… ne citerò due una moderna Roger Duvoisin e una contemporanea Laura Carlin.
Una emergente… in realtà non so quanto si possa considerare emergente, visto che ha appena tenuto una sua personale alla fiera di Bologna 2016, Maisie Paradise Shearing.

Sbirciamo nel tuo futuro “prossimo”: a cosa stai lavorando in questo momento? C’è qualche progetto che hai voglia di condividere con noi?
Sto lavorando a due libri uno per Edizioni EL e uno per ELI Readers e poi ad un albo illustrato per una casa editrice inglese che parla di morte… si… proprio di morte.
Appena mi è arrivata l’email sono rimasta un pò turbata perché è un tema difficile da raccontare ad un bambino: poi dopo aver letto il testo (…e dopo aver pianto a calde lacrime)… ho deciso che l’avrei illustrato! E’ davvero scritto molto bene e penso che sia giusto affrontare certe tematiche anche con i più piccoli.

Final bonus question: La cosa che mi ha colpito dei tuoi lavori è la capacità che hai di utilizzare la “rigidità” di una prospettiva o la “regolarità” di una assonometria per poi stravolgerla.
Una meravigliosa contaminazione frutto del tuo “grosso e pieno” bagaglio culturale fatto di esperienze scolastiche e artistiche. Qual è il TUO punto di incontro tra l’architettura e l’illustrazione? E in che modo, se c’è stato, si sono contaminate, scontrate, amalgamate?
Sicuramente lo studio della geometria descrittiva mi ha aiutato a conoscere i metodi di rappresentazione “scientifica”, così come il liceo artistico mi ha dato le basi del disegno dal vero, dell’anatomia e delle tecniche pittoriche. Partendo da una buona base di disegno ho potuto creare una sintesi.
C’è una frase molto bella di Picasso che dice “A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino.” Secondo me l’illustratore deve ricercare questa sintesi, disegnare l’essenziale, che è poi la parte più difficile da cogliere nella complessità del reale.
Oltre al disegno tecnico, lo studio dell’Architettura mi ha aiutato ad avere una visione globale rispetto al progetto, come affrontarlo, come svilupparlo e infine come presentarlo. E’un corso di studi molto bello che consiglierei a chiunque volesse intraprendere un mestiere “creativo” perché apre le porte a mille possibilità professionali… e perchè no, anche all’illustrazione!

Ringraziamo Beatrice Cerocchi e vi initiamo a visitare il suo sito: http://www.beatricecerocchi.com/

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Marta Latini

Mi chiamo mARTa e nel mio nome è racchiusa una parte del mio mondo...amo la danza, il design, l'architettura, la pittura, il didò e adoro le bambole di pezza; ma non sono nè una ballerina, nè un ingegnere, nè un architetto, nè una pittrice, nè tantomeno una scultrice...

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