“Questa è la storia di un fiume miracoloso, scorre nei pressi dell’Ilva di Taranto, il suo nome è Tara e la leggenda narra che circa 2000 anni prima della nascita di Cristo, Taras sarebbe giunto con una flotta presso il corso d’acqua, che da lui stesso avrebbe preso il nome. Sempre secondo la leggenda, Taras avrebbe edificato l’odierna città di Taranto, prima di scomparire nelle acque del fiume e di essere assunto fra gli eroi dal padre Poseidone, ma non è tutto, perché fino alla fine degli anni cinquanta del Novecento accanto al fiume sorgevano due stabilimenti balneari e si andava al Tara per immergersi nelle sue acque fredde, per cospargersi il corpo con i suoi fanghi. Le acque del fiume Tara sono considerate sin dall’antichità benefiche per tonificare il corpo, nonché un rimedio efficacissimo contro le malattie dei nervi. Ancora oggi in estate la gente si reca al fiume per farsi i bagni con i fanghi. Secondo un’altra leggenda, un giorno un proprietario terriero della zona aveva dato ordine a un contadino di uccidere un vecchio asino, che non era più buono a lavorare, gettandolo nelle acque del fiume. L’uomo gettò la bestia in acqua ma un altro contadino, impietosito dallo sguardo dell’asino, lo tirò fuori, lo accarezzò e lo coprì di fango raccolto con le mani. L’asino ritrovò subito le forze che s’erano inaridite. Ringiovanì come nelle favole, e da allora gli uomini e le donne dei paesi a ridosso della cintura settentrionale della città hanno ritenuto che il fiume, le sue acque blu e i suoi fanghi avessero poteri miracolosi. La leggenda si è tramutata in credenza, e la credenza in rito. E il rito è sopravvissuto alla più radicale trasformazione sociale, economica, ecologica, fisica, urbanistica, culturale che città italiana abbia mai subito, ancora oggi la gente si fa il bagno, si rinfresca, prega e si immerge come per un battesimo”
Da questa storia prende vita il collettivo fotografico DAV, formato da tre fotografi, il progetto è diventato un libro dal titolo “Tara, il Fiume Dei Miracoli”
Uno dei fotografi del collettivo lo intervistai circa un anno fa per la rubrica A Colpi di Luce, così ho contattato nuovamente Antonio Maria Fantetti per saperne di più sul progetto:
Ciao Antonio, come è nato il progetto e per quale motivo vi siete appassionati? Tutto è nato a seguito di una campagna fotografica condotta nel 2014 nell’area periferica di Taranto promossa dalla sez. locale dell’ INU(Istituto Nazionale di Urbanistica). Dall’analisi delle carte topografiche e sotto il prezioso consiglio di uno degli architetti che accompagnava la campagna fotografica, Valentina, la nostra attenzione si è focalizzata sull’area del fiume Tara in quanto potenzialmente interessante dal punto di vista paesaggistico e valida alternativa alla consueta visione delle aree periferiche della città. Da subito ci è apparsa una immagine spiazzante: nel nulla che caratterizza i dintorni di Taranto, segnata dalla presenza dell’ Ilva e da un paesaggio brullo, si è materializzata una realtà dal verde acceso, un corso d’acqua abbondante e un’ umanità intenta a rilassarsi e godersi questo autentico angolo di benessere. Questa frattura visiva con il contesto circostante ha determinato la volontà di approcciarsi per conoscere meglio il luogo e naturalmente approfondire l’aspetto sociale.
Chi siete e come è nata l’unione con gli altri fotografi del collettivo? Chi siamo, tre persone sostanzialmente diverse, Dalila, Antonio, Vito, unite da un comune denominatore. No, non è la fotografia, in realtà quello che ci rende un collettivo è la curiosità per quello che ci circonda. Abbiamo un approccio simile in questo, un approccio lento, progettuale, fatto di incontri e di sorprese. Del resto cos’è la fotografia se non un incontro.
Per te perché è importante la storia di questo fiume ma soprattutto dimmi un motivo per cui un lettore debba appassionarsi al vostro racconto. Perché è una storia bellissima, uno spaccato della Puglia, del suo popolo, una storia tutta italiana che cerca di restituire una visione differente di una realtà complessa e difficile com’è quella di Taranto. Taranto è uno di quei luoghi apparentemente sovraesposti e iper-raccontati, eppure questa sovraesposizione mediatica, questo iper-racconto non coprono affatto tutta la realtà narrabile, anzi, proprio perché riconducono tutte le complesse vicende che attraversano la città alla sola questione dell’Ilva, al solo disastro ambientale, finiscono per non far vedere Taranto per quella che realmente è. Taranto è fatta innanzitutto di viscere, dettagli, frammenti come quello del fiume Tara e delle persone che lo frequentano.
Il progetto fotografico è a Cura del collettivo Dav: Dalila Ditroilo, Antonio Maria Fantetti, Vito Bellino, insieme presenteranno a Bari, il 4 novembre 2016, presso il “Fortino Sant’Antonio“ il loro libro nato da questo studio sulla leggenda tarantina, durante la presentazione interverranno alcuni abitanti con le loro testimonianze sull’esperienza del fiume Tara.
Giuliana Massaro
Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.