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Boy’s Life: una nostalgica (e ben trasposta) storia adolescenziale


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Quando parli a qualche (presunto) adulto di storie adolescenziali, storce sempre un po’ la bocca. Le prime parole che vengono in mente per definire quelle storie, sono tutte con accezione negativa, come “patetiche”, “idiote”, “scontate”, “banali” o “tutte uguali”  il che, se un fondo di verità c’è, deriva esclusivamente dal modo in cui queste vengono affrontate.
Alla fine, se ci pensi con la giusta attenzione, le storie (siano esse trasformate in film o romanzi o quadri o disegni o continua-tu) trattano sempre gli stessi argomenti (l’amore, la morte, la solitudine, la vita, continua-tu), il punto è, la prospettiva con la quale si guarda a queste storie. Che poi fa la differenza tra una storia godibile e una patetica.

Boy’s Life è esattamente una di quelle storie adolescenziali con un punto di vista e uno stile visivo incredibilmente godibile, trasformata dal bravissimo  nel videoclip degli Small Black.
Nati nel 2009 nei sobborghi di Brooklin, gli Small Black sono quartetto che in Italia qualcuno ha definito decisamente glo-fi (un genere molto prossimo al chillwave), in uscita il 16 ottobre con un nuovo LP dal titolo Best Blues, e contenente proprio il singolo Boy’s Life.
La collaborazione tra il regista Nick Bentgen e gli Small Black non è nuova. In passato infatti hanno collaborato per la realizzazione di altri videoclip (e ti consiglio vivamente di dare un’occhiata al canale Vimeo di Nick), a tal punto da considerarlo il quinto membro della band e sottolineando quindi, l’importanza empatica tra filmmaker e band.
La storia di questo nuovo videoclip è un incredibile intreccio di quelli che gli anglosassoni definirebbero “moments of life” di una giovane ragazza, fatto di amori, cuori spezzati, indimenticabili notti estive e momenti di nostalgia (canaglia), che ti fanno pensare che persino una storia adolescenziale può essere godibile.
Trasportandoti con il pensiero a quegli anni fragili e delicati, in cui tutto sembrava estremamente più facile. E probabilmente, lo era davvero.

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Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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