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Save the date: i Ritmi Sotterranei al Teatro Parioli con Convivio


5-MANIFESTO-UFFICIALE-CONVIVIO-PARIOLI

Quanto tempo passi a tavola? Preferisci sederti a capotavola o al lato (che poi becchi inevitabilmente la gamba del tavolo e ti ripeti che quella sarà l’ultima volta)? Quando mangi alzi i gomiti? Preferisci mangiare da solo o in compagnia? Quanto zucchero nel caffè? Sei un tipo gourmet o uno da tarallucci e vino? E poi, cibo in scatola o aglio e olio? Carne o pesce? E i vegani? Li mandiamo al rogo o ci uniamo alla combriccola? Quanta frutta mangi? E quanta verdura? Oppure no, le cose verdi tu non le mangi?

Da tutte queste informazioni, qualcuno, potrebbe ricavarne un identikit, che poi, più che raccontare i tuoi gusti in fatto di cibo, racconterebbe chi sei veramente proprio quando non pensi al cibo.
Sebbene sia un trend più o meno mondiale (ad eccezione degli anglossassoni che divorano tutto e una vera e propria tradizione in ambito gastronomico, non ce l’hanno), noi italiani, la cultura del cibo ce l’abbiamo radicata “20mila leghe sotto terra” in un binomio gastro-filosofico che si trasforma inevitabilmente in una metafora di vita.
In sostanza, quando qualcuno dice “siamo quello che mangiamo”, non si riferisce soltanto ad uno stato di salute, che tendenzialmente dovrebbe rispecchiare la salubrità di quello che fagocitiamo (con tutte le eccezioni del caso e gli avvelenamenti inconsapevoli), ma più in generale, a tutte quelle abitudini che passano per la tavola e finiscono per essere assimilate e riusate in maniera inconscia, durante il resto della giornata.

E se è vero che quando si parla di cibo si fa riferimento ad una vera e propria passione, è altrettanto vero che i singoli pasti, sono alla stregua di un rito in cui immergere testa e stomaco, lasciandosi cullare dalle esplosioni del gusto e dai contrasti materici (in fatto di forma, colore e sapore), assecondando le strade del peccato (di gola), ma senza tralasciare quel climax accomodante di convivialità, che mette sempre d’accordo tutti.

Proprio a quel cum-vivere e quindi a quel climax di cui sopra (metaforicamente estendibile anche alla convivenza e al rapporto con gli altri, visto che pure a tavola tocca sgomitare per guadagnarsi il proprio spazio e aggiudicarsi l’ultima tartina rimasta a centro tavola) è dedicato Convivio, spettacolo dei Ritmi Sotterranei, compagnia di caratura internazionale di cui avevamo ampiamente parlato lo scorso anno e formata dai danzatori Gioele Coccia, Eleonora Colasanti, András Déri, Gioia Giglio, Pierre-Ethienne Morille e Viola Pantano (altra nostra vecchia conoscenza).
Il Convivio dei Ritmi, esplora attraverso gli attori-performer, i vari livelli dei rapporti umani, evidenziandone l’annoso contrasto tra il desiderio di (cum)vivere e il bisogno (che per qualcuno (me compreso) si tratta di una vera e propria necessità) di isolarsi, tenersi lontani dal chiacchiericcio del mondo, dalle urla del vicino (sia esso di casa, di stanza o di posto) e da tutti quei rumori di fondo che disturbano quelle conversazioni inter nos, tra testa e cuore.
Sul palco del prestigioso Teatro Parioli di Roma, la compagnia si esibirà in una tre giorni (1-2-3 Ottobre) dalle incredibili note contemporanee, dettate dalla regista e coreografa  Alessia Gatta e dal drammaturgo Marco Angelilli, che combinando la concretezza dell’hip hop, dell’house e del breaking, con un linguaggio più fluido e gassoso come quello vocale, scenderanno durante lo spettacolo, nelle profondità dell’animo umano.
Perchè la convivenza, quella più dura, risiede proprio dentro di noi. In quella lotta individuale, oscura, lontana dalla luce del giorno, in cui chiediamo a noi stessi da quale parte della barricata stare. Cercando in sottofondo, soltanto rumore bianco.

I biglietti di Convivio  puoi acquistarli direttamente qui insieme a tutte le altre info sugli orari.

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Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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