A colpi di luce 3.0: Bartolomeo Rossi


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Ciao Bartolomeo, la prima cosa che ti chiedo è di parlare di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
Ciao! In tasca ho soltanto il cellulare, le cuffiette, un tappo di obbiettivo e una sd di riserva perché non si sa mai, fa sempre bene averla. Sono in camera mia cercando di rispondere nella maniera più adeguata a queste domande, mentre ascolto il mio cd preferito; diciamo che adoro camera mia e in generale la mia città, i miei amici. Quindi si, che ora sto bene dove sono, ma se mi chiedessero di partire domani non direi di no.

Se c’è una cosa che mi chiedo spesso, quando guardo le foto dei fotografi che intervisto è questo: cosa provi quando fotografi? Nel momento in cui si scatta, che sensazioni hai? E poi dopo, quando guardi la foto, a che pensi?
Sinceramente non so rispondere a questa domanda, non lo so nemmeno io cosa si prova mentre si fa una foto. Non preparo né studio mai in anticipo le mie foto, ma lascio che le cose facciano il loro corso, che mi travolgano e mi conducano alla foto che cerco. Mentre fotografo sono così concentrato su questo che non mi rendo conto di quello che provo, sono immerso nell’attimo. Seguo il mio cuore e nient’altro, questo sì. So dirti cosa provo dopo una foto: se è venuta come volevo mi sento appagato, come dopo un bel piatto di pasta. Se invece non mi soddisfa allora spengo la macchina e per qualche minuto non faccio altre foto perché ho bisogno di pensarci su: è importante capire dove si sbaglia e perché si sbaglia. Dopo torno a fotografare perché penso sia l’unico modo di migliorarsi.

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Come vedi gli altri e il mondo attraverso il tuo 50mm? cos’ è che per te che andrebbe ricordato, fotografato, raccontato?
Va fotografato ciò che ha una storia da raccontare. Che sia un paesaggio, una persona o un particolare momento c’è bisogno di una storia dietro. E non parlo di una storia intesa solo come un racconto classico: anche la pura bellezza ha qualcosa da dire, un messaggio. Una foto merita di essere scattata se può dare qualcosa a qualcuno, un attimo di pace. Questo poi porta al ricordo: una foto che ti segna sicuramente ti rimarrà impressa, te la ricorderai, anche se non perfettamente, ma te la ricorderai; la assocerai ad un particolare momento sia che tu sia l’autore sia che tu sia l’osservatore. Questo è necessario, questo va raccontato.

Cosa ispira e modifica la tua ricerca? So che ti piacciono le montagne, la vita quotidiana e le piccole cose, volevo chiederti cosa intendi tu per ‘piccole cose’, cosa sono e perchè ti fanno stare bene?
Mi ispirano molto la natura e sicuramente i miei amici. Sono i due elementi che più ricorrono nelle mie foto: non uso modelli o modelle, non penso di essere in grado di gestirne uno. Non so cosa dovrei dire ad un modello professionista, mi sentirei fortemente in imbarazzo; con i miei amici è tutto più semplice perché li colgo nei momenti più spontanei e sinceri. La natura invece è uno spettacolo incredibile e ho la fortuna di vivere in una regione (il Friuli Venezia-Giulia) che è ricco di posti fantastici dove passare il weekend. Le piccole cose sono i bei momenti della mia vita quotidiana. Quei gesti, quei dettagli che ti mettono in pace con il mondo. Un caffè con un amico, una doccia calda dopo una giornata faticosa, una corsa in bici, un gatto che fa le fusa, una bella foto. Sono quelle cose che non cerchi, quelle cose che vengono da te. Direi che sì, sono assolutamente le cose che preferisco.

Se dovessi ripartire per l’Islanda oggi, cosa porteresti nel tuo zaino e cosa lasceresti a casa?
Ipod con tutta la discografia di Bruce Springsteen, Coldplay e Sufjan Stevens, un buon amico, la macchina fotografica e un paio di scarpe comode. Lascerei a casa i miei gatti, purtroppo.
3 cose che porti con te del tuo ultimo viaggio, tra sensazioni e oggetti. L’azzurro abbagliante degli iceberg del lago Jokulsarlon, qualche sasso preso qua e là e la voglia di tornare.

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Una domanda alla quale vorresti rispondere e che nessuno ti fa mai.
“Domani parto per la Groenlandia, vuoi venire con me?”

Un sogno ricorrente, uno irrealizzabile e uno espresso. Raccontaceli.
Un sogno ricorrente è riuscire a trovare la strada giusta dopo aver finito gli studi, cercando di riuscire a fare quello che vorrei fare nel modo che vorrei. Uno irrealizzabile è partire domani per un viaggio di mesi a bordo della mia 500. Uno espresso è l’Islanda.

Ho chiesto per un anno, a tutti I fotografi, quali fossero i loro progetti futuri, ho deciso di cambiare e chiederti, cosa vuoi fare oggi e cosa farai veramente?
Oggi vorrei iniziare un progetto fotografico che mi è venuto in mente qualche mese fa ma sto scrivendo la tesi per la mia laurea e quindi lo inizierò quando la consegnerò , sempre se riuscirò a portarla a termine. Cosa farò veramente? Guarderò l’ultima puntata della mia serie tv preferita, Fargo.

Intervista conclusa, prima però, consigliaci un film, un libro, un disco e un fotografo.
Come film “Boyhood” perché è un inno alla vita, come libro “La variante di Luneburg” di Paolo Maurensig perché mi ha trasmesso la passione per gli scacchi, come disco “The year of hibernation” di Youth Lagoon perché è quello che sto ascoltando mentre rispondo ed è un album perfetto e come fotografo Stephen Shore perché è un assoluto maestro.

Ringrazio Bartolomeo Rossi per la sua disponibilità, qui il link al suo stream di foto: http://www.bartolomeorossi.com/

 

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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