Domenica in strada: Pixel Pancho


Di giorno è un normalissimo impiegato che vive nella 344 di Clint Street nel cuore di Metropolis, va in giro con camicia, cravatta, giacca e occhiali che nascondono bene la sua timidezza. Di notte e quando è necessario invece ripone in un istante i suoi abiti in una tasca della sua tuta blu e rossa e fa svolazzare il suo mantello per portare aiuto dove serve. Sapete di chi sto parlando vero? Clark Joseph Kent/Superman, il supereroe con la kryptonite in tasca nato il 10 Giugno del 1932 dalla matita di Jerry Siegel e Joe Shuster oggi compie 80 anni e vorrei brindare con voi a tutte le sue svolazzate, alle fanciulle salvate, alle macchine ribaltate, agli incendi domati e agli schiaffi presi da Lois rendendogli omaggio proprio in questa domenica di fine primavera e di europei di calcio.
A proposito di supereroi e di fantascienza oggi vi porto nel mondo della cibernetica, quello di un artista torinese che forse vive a Valencia, uno street artist che ama i colori e la vivacità dei robot.
Miei cari amici di Organiconcrete oggi è la volta di Pixel Pancho, il nome d’arte di un artista made in the 80s proprio come la sottoscritta, quando Superman andava ancora di moda e la farfallina di Belen ancora non vi accecava e Mazinga Zeta e Goldrake erano la nostra merenda preferita. Un artista cresciuto a latte e robot che ora forgia nei suoi laboratori e li ripropone sulle grandi superfici urbane.
A prima vista l’uso dei colori di Pixel Pancho ricorda lo stile dello spagnolo Aryz, tuttavia il suo esercito di mani d’acciaio mi incuriosisce per la timidezza e spontaneità delle emozioni che trapela dai loro sguardi, quelle facce incastonate in bulloni che tengono insieme un corpo fatto di lamiere dentro cui batte il cuore di un uomo. Non saprei quale foto scegliere per voi, tutte le sue creature deliziano la vista. Quando un giorno lo incontrerò gli chiederò di arruolarmi nel suo esercito. O di sposarmi.
Buona domenica!


Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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