A colpi di luce 2.0: Cristina Altieri


Cristina mi ha fatto piacere il caffè. La prima volta che sono entrata in casa sua, invitata da altri, non lo bevevo perché troppo amaro. Con il tempo però, con le chiacchiere in cucina, l’ atmosfera morbida e calda ed il barattolo di zucchero appoggiato sul tavolo, ho smesso di opporre resistenza. Ora il caffè da Cri è diventato un vizio, per me come per molti.

Ciao Cri! Io di te so che hai circa trent’ anni, che sei bionda e molto dolce, che arrivi dal sud, che fotografi da qualche anno, che ami il caffè mentre non puoi mangiare il cioccolato.. vuoi correggermi o aggiungere qualcosa?
Niente da correggere, sono tutte verità su di me. Verità che talvolta stridono, ma che sono divenute ineluttabili. Sono una persona piena di contraddizioni e sento in modo amplificato. Non mi piacciono le mezze misure, è sempre un dentro o un fuori: dentro di me o fuori da me. Mi piacciono i dettagli, credo che siano loro a fare la differenza, osservare le persone quando non se ne accorgono. Ma sono una persona distratta da mille pensieri, quindi mi perdo il meglio la maggior parte delle volte. Mi piacciono poche piccole routine, un caffè silenzioso la mattina, una cena a lume di candela, un bagno caldo che suona Miles Davis, un abbraccio profondo che ti riporta la speranza, una bottiglia di amaro finita in compagnia dal tramonto all’alba. Mi piace la notte. Spesso non mi chiedo ciò che voglio, ma so sempre cosa non voglio, è il mio retaggio. Aggiungo mare, pelle,musica, Ezra Pound-Canto81, nottibianche.

Prima che iniziassi a fotografare cosa facevi? e ora cosa fai quando non fotogafi?
Ho iniziato a fotografare quasi per caso, non è stata una scelta consapevole. La scelta è stata quella di continuare a farlo quando ho realizzato che la fotografia mi permetteva di convogliare una specie di forza, per metà creatrice e metà distruttrice, che sento- fortissima- scorrermi dentro. Prima di fotografare scrivevo e prima ancora suonavo il pianoforte. I miei mo(n)di per non implodere. Adesso, quando non fotografo, Esco. Da me e da casa .

Una volta mi hai raccontato che fai fatica a guardare le tue foto dopo averle scattare.. è vero? perchè?
Si è verissimo. Raramente e all’occorrenza riguardo le mie foto. Non riesco ad osservarle con una oggettiva criticità estetica. Io scatto ciò che sento, non ciò che vedo. Non colgo gli attimi o la bellezza esteriore. Cerco di catturare i pensieri e l’unicità di un tempo in uno spazio per renderlo eterno. Ma mi risulta ancora terribilmente difficile fotografare i miei pensieri. Le volte che sono riuscita a farlo si possono contare su meno delle dita di una mano, e corrispondono alle foto che mi sono più care. E’ qualcosa che inseguo costantemente e che mi rende inquieta. Qualcosa che ancora non riesco a raggiugere e che- talvolta- temo non riuscirò mai a fare.

Casa tua è molto accogliente; molte tue foto sono scattate la e spesso diventa un punto di ritrovo. Che rapporto hai con il tuo appartamento?
La mia ‘’casa’’ è sempre stata pregna di piccoli indizi su di me. Libri, stampe, vecchie foto, il mio profumo, frasi annotate, regali accumulati nel tempo. Quando avevo 18 anni ho lasciato il ‘’nido’’ e ho provato a ‘’muovere’’ quella scatola di ricordi e portarla con me. Con il tempo e i continui spostamenti ho capito che la casa che posso definire MIA è quella che mi porto dentro. Ho smesso di annotare frasi ed ho iniziato a memorizzarle e ‘’raccontarle’’ alle persone a cui tengo di più, ho smesso di attaccare foto alle pareti ed ho iniziato a scattarle e regalarle , ho smesso di conservare boccette di profumo e ho iniziato a vaporizzarlo ovunque attorno a me. La mia casa è dove creo un punto di unione tra il mio mondo e gli altri. Dove riesco a creare una memoria e lasciare un ricordo nella vita di un altro. La MIA casa è una tazzina di caffè condivisa e un sorriso.

Delle tue foto mi piacciono tanto le imperfezioni, i particolari che creano un’ atmosfera familiare. sembrano vere e vive.. raccontaci cosa cerchi attraverso la macchina fotografica.
Ogni volta che guardo attraverso una macchina fotografica è come se i miei occhi avessero l’opportunità di guardare dall’interno verso l’interno. E’ per questo che, come dicevo prima, non scatto ciò che vedo ma ciò che sento. Riesco a toccare la luce, le ombre si rivelano e la polvere- sottile- si muove, quasi impercettibile, e si posa sulle immagini. C’è tutta la verità su di me: luce, ombra e polvere. E’ reale. Come lo sono le persone che fotografo e i carrozzoni di vissuto che si trascinano dietro. Mi mostrano ogni volta un peso di emozioni diverse e bellissime, che si incontra con il mio creando un’epifania che provo a fermare per un attimo. 
Le mie foto sono imperfette perché lo sono io.

So che leggi molto e adori le parole.. io, al contrario, faccio un po’ fatica; c’è un libro che credi possa lasciarmi senza fiato e non debba assolutamente perdermi?
Sono cresciuta in una casa colma di libri, averli attorno è sempre stato familiare. Forse, proprio per questo, c’è sempre stato un giusto tempo per leggerli. Mi piace toccarli, sentirne l’odore, comprarli ai mercatini e trovare dentro cartoline o annotazioni appartenute ad altre vite. Loro sono sempre lì pronti a darmi La risposta al momento giusto. Ho sempre vissuto la lettura come una fonte inestimabile di ‘’regole per la sopravvivenza’’. Non ho mai letto per passare il tempo o per conoscere. L’ho sempre fatto per capire, per avere un punto di vista che la mia mente da sola non avrebbe potuto percepire, per avere delle risposte alle mie mille domande, per abbattere la mia ignoranza emotiva e imparare a raffinare il mio modo selvaggio di vivere i sentimenti. 
E’ difficile consigliare UN libro, quello che faccio solitamente è suggerire IL giusto libro a seconda del bisogno, del momento, come un dono o un prezioso consiglio. Credo che ci sia troppa leggerezza attualmente nella lettura. I libri sono potenti e pericolosi. Bisogna averne cura.
Se dovessi dare dei titoli a Giulia- oggi- direi ‘’L’insostenibile leggerezza dell’essere’’ di Kundera e le poesie di Silvia Plath. Queste ultime da stipare in un cassetto e aspettare il momento giusto prima di tirarle fuori.
Aggiungo una nota speciale per ‘’Le notti bianche’’ di Dostoevskij.”

Ringrazio Cristina per queste chiacchiere che a tratti mi hanno fatta commuovere (e anche per il consiglio letterario) e vi invito a passare qualche minuto sul suo portfolio http://cargocollective.com/cristinaaltieri


Giulia Bersani

Sognatrice irrimediabile con il vizio della fotografia

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