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Repus: Proteggere un mondo che ci teme e ci odia

Repus: Proteggere un mondo che ci teme e ci odia


Nei primi anni ’60 alla Marvel Comics sono impegnati a rivoluzionare, con successo, la figura del super eroe. La dimensione umana dei personaggi acquista uno spessore nuovo e rende gli eroi capaci di fallire o quantomeno di dubitare di se stessi. I super poteri, ottenuti nel corso di tragici incidenti, come nel caso di Hulk e dei Fantastici Quattro, possono essere visti ora come una maledizione, come una condanna. Il super eroe si fa carico dunque di fardelli che fino ad allora gli erano sconosciuti.

Ma a Stan Lee e Jack Kirby evidentemente non basta. La domanda che si pongono è questa: e se i super poteri non fossero solo una  maledizione, ma frutto di una condizione genetica che rende diversi dalla nascita, e che dunque porta con sé l’odio e l’emarginazione da parte delle persone che impropriamente si definiscono “normali”?

E se dunque tra i super uomini ci fosse chi non sceglie il proprio destino eroico autonomamente, ma che semplicemente fa parte di una nuova razza costretta a lottare per essere accettata o peggio, per sopravvivere?

Per rispondere al quesito, nel settembre 1963 Stan Lee e Jack Kirby creano ‘I Mutanti‘, ma il nome della testata verrà cambiato dall’editor Martin Goodman in X-Men.

Alle porte del ventunesimo secolo il mondo conosce l’escalation della razza mutante. Migliaia di persone, soprattutto adolescenti, sviluppano capacità fuori dalla norma, o acquistano fattezze considerate mostruose. Ragazzini che il giorno prima sembravano normalissimi si svegliano in grado di volare, in grado di spostare gli oggetti col pensiero, o di dargli fuoco, o scoprono di avere gli artigli, di essere coperti di pelo, simili ad animali. Insomma, di tutto di più.

Sono le prime avvisaglie del prossimo passo evolutivo che attende l’homo sapiens. I governi di tutto il mondo, ma anche le più piccole società civili, considerano quest’evento una minaccia oltre che un pericolo, e dilaga ovunque una feroce caccia alle streghe. I mutanti vengono perseguitati come è avvenuto con qualsiasi altra minoranza etnica nella storia dell’umanità. In alcuni casi forme di sterminio vengono persino tollerate da costole governative paramilitari.

Il Professor Charles Xavier è un genetista di fama mondiale nonché, segretamente, un mutante, dotato di incredibili poteri mentali che vanno dalla lettura del pensiero alla capacità di controllare le menti altrui. Xavier è anche un sognatore, e crede nella costruzione di un mondo in cui umani e mutanti possano convivere pacificamente. Per realizzare questo sogno apre la sua “Scuola per Giovani Dotati”, nella quale accoglie adolescenti mutanti (molti dei quali in fuga dalle loro case), gli insegna a controllare i loro poteri e ad accettare la propria diversità. Il passo successivo,quello che rende i suoi studenti X-Men, è quello di lottare per difendere un’umanità che li teme e li odia. I suoi studenti sono dunque gli alfieri del suo sogno, quelli che dovranno condividerne il peso con lui e, in alcuni casi, sopportarlo da soli. Bella la vita con un super potere che puoi usare benissimo anche da seduto.

La filosofia di Xavier è contrapposta a quella di Magneto, terrorista capace di controllare le forze magnetiche dell’intero pianeta, e uno dei leader riconosciuti della comunità mutante. Teorico della separazione, egli professa la superiorità della sua razza e vede negli umani il nemico da combattere. I mutanti che reagiscono all’odio con l’odio, infatti, sono tanti e agguerriti, e molti di essi vedono proprio in Magneto il loro profeta. Queste due figure principali, un tempo amiche eppure eternamente costrette a fronteggiarsi, sono contrapposte come Martin Luther King al primo Malcolm X (prima del pellegrinaggio alla Mecca che lo illuminò sull’importanza dei diritti umani) e rappresentano le due colonne della storia mutante, i due confini etici che più volte gli X-Men sono costretti a oltrepassare.

La caratteristica principale di questo gruppo, infatti, è quella di essere sempre cangiante: sia per quanto riguarda la sua formazione, che negli anni ha accolto decine di mutanti di tutte le nazionalità (a testimoniare anche narrativamente, oltre che graficamente, la necessità di integrazione), sia nel varcare i confini che separano il giusto dallo sbagliato. Non a caso gli uomini X hanno accolto più volte, tra le proprie file, anche ex avversari, o assassini in cerca di una seconda chance (come il famigerato Wolverine, di cui parleremo a parte), non rifiutando mai a nessuno un’opportunità di redenzione, ma proprio per questo spingendosi spesso ben oltre i limiti consentiti dai canoni classici del super eroismo.

Nati come paladini di un sogno di integrazione razziale, alfieri di un ideale di cooperazione e sacrificio, negli anni gli allievi del Professor X hanno ricoperto molteplici ruoli: quello di eroi incompresi, quello di fuorilegge, di reietti della società costretti a fuggire e nascondersi, quello di insegnanti di una nuova generazione di emarginati e, infine, persino quello di minoranza agguerrita pronta a tutto pur di non soccombere. Colonna portante di una razza costantemente sull’orlo dell’estinzione, nessun super eroe ha affrontato le tragedie e le difficoltà che hanno affrontato gli X-Men. Forse proprio questo ha decretato, negli anni, il costante successo editoriale che ha portato a moltiplicare a dismisura le testate legate al mondo mutante. Un mondo narrativo, questo, vissuto spesso ai margini rispetto agli altri personaggi ‘forti’ della Marvel, eppure sempre da protagonista.

Parafrasando Nanni Moretti, li si notava sia che non venissero, sia che venissero e rimanessero in disparte.

Dei protagonisti principali della saga parleremo in un articolo seguente, qui ci limiteremo a sottolineare l’innovazione da essi rappresentata : i super poteri non sono più simbolo di una volontà di potenza nicciana, o di un’aspirazione a perseguire il bene a ogni costo, ma il sintomo di una diversità che stavolta non definisce per forza degli eroi, bensì dei reietti, degli emarginati. I mutanti Marvel camminano in equilibrio costante tra un desiderio idealista di integrazione e di sacrificio e un istinto di sopravvivenza che, nei casi peggiori, porta ad abbracciare l’odio del quale sono stati un tempo vittime. Una tragedia superumana di dimensioni bibliche.

Non leggeteli mai senza fazzoletti a portata di mano.

Questa attitudine a cambiare spesso volto e anima, unita a un roster numerosissimo in grado di fornire svariati esempi di superpoteri di ogni genere (oltre a decine di sottogruppi e spin-off), ha reso gli X-Men un peso massimo atipico, l’unico titolo super-eroistico in grado di poter costruire, da solo, praticamente un universo a parte. Questo anche grazie alle intuizioni di autori-simbolo come lo psichedelico guru del fumetto moderno Grant Morrison (memorabile il suo ciclo durato dal 2001 al 2004) ma soprattutto Chris Claremont, un vero e proprio secondo padre per gli X-Men, dato che ha scritto le loro storie dal 1975 al 1991 e poi di nuovo nei primi anni del 2000, arricchendo le storie di viaggi nel tempo, universi paralleli, lotte fratricide, storie d’amore strappalacrime, morti, resurrezioni e fantapolitica.

Chissà se lo avevano previsto Stan Lee e Jack Kirby, quando nel primo numero del 1963 apposero in copertina la dicitura: ”the strangest heroes of all”.

 

 

 


Simone Vacatello

Simone Vacatello, 28 anni, laurea magistrale in Lettere moderne. Umanista e randagio della comunicazione, non è qui per farvi apprezzare l'invasione di fumetti e super eroi, ma per aiutarvi a farvene una ragione

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