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Jockum Nordström al Camden Arts Centre

Jockum Nordström al Camden Arts Centre


Sono andata a vedere questa mostra non perchè conoscessi l’artista svedese Jockum Nordström, ma perchè incuriosita dal titolo. Mi ero infatti ripromessa qualche mese fa, che avrei abbandonato la sensibilità nordica, e mi sarei dedicata per qualche tempo, ad atmosfere più tropicali.
Niente da fare, questo titolo sornione ha avuto il potere di farmi attraversare Londra in bici, sotto la pioggia.
Che cosa è, in effetti, quello che impariamo e che continuiamo a scordarci? Dall’idea che mi sono fatta una volta arrivata al Camden Arts Centre credo che questo titolo nasconda più livelli di lettura. Ma andiamo per gradi.
La mostra mette insieme collage, disegni a grafite, sculture di cartoncino e scatole di fiammiferi, e vuole essere, il consuntivo dei vari periodi dell’artista.
Il suo lavoro, anche preso nell’insieme delle tecniche e dei periodi, ha lo charme e la qualità delle cose semplici e fatte a mano. Radica questa qualità nella ripresa della tecnica infantile degli acquerelli irregolari, del ritaglio impreciso, dei grafismi intricati, dell’improvvisazione negli equilibri delle sculture, che in larga maggioranza sembrano voler riprodurre in miniatura e senza nessuna pretesa di precisione, i grandi prefabbricati abitativi, scuole e industrie.
Siamo trasportati in un mondo lieve che mescola reale e fantastico come nella migliore tradizione del racconto nordico.

Ma questa naïveté nasconde un messaggio dalla natura sinistra. Personaggi ricorrenti dei suoi disegni e dei suoi collage sono spesso le famiglie borghesi del 19esimo secolo. Chiusi nei loro abiti bene, rappresentazione della distinzione di una classe sociale che più delle altre ama l’ordine e la probità, vengono posti in relazione col mondo animale, col sesso, con la natura.
Sia che vengano ritratti mentre cavalcano, navigano, cacciano, fanno l’amore o suonano, i suoi personaggi sono sempre colti nel mezzo di una azione, che nella sua impellenza li astrae dalla natura oscura e minacciosa che si dispiega al loro intorno. Il collage sembra voler amplificare il senso di questo distacco colpevole. La ricerca del piacere e dell’azione viene proposta come l’unica risposta liberatoria sia alla pressione della società borghese, sia ad una natura inquietante e fuori controllo.

Che cosa è quello che impariamo e dimentichiamo, dunque? Sono le tecniche di montaggio che le maestre ci insegnano con devozione? Sono le regole della buona creanza, che vivono solo fino a quando non troviamo sfogo alle nostre pulsioni più vitali? Sono le storie per bambini, dove si naviga e si attraversano boschi, mari e cieli?
Forse tutte queste cose al contempo, e Jockum Nordström sembra essere qui a ricordarcele. O forse, ciò che perdiamo sono occhi incantati e spietati da bambini.


Daniela Ionta

Prosivendola di mestiere. ama parlare, scrivere, fotografare, correre, andare ai concerti sfigati. Vive una vita perfettamente equilibrata e solipsistica nella capitale immorale d'Europa. Ha una figlia e un cane virtuale.

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