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Domenica in strada: Basik

Domenica in strada: Basik


Basik e Gaia1

Oggi è domenica e come ogni domenica mi piace immaginare di essere seduta con voi al bar dello sport a parlare degli ultimi lavori di street art, magari di qualche progetto di riqualificazione urbana che va tanto in giro in questo periodo. Mi piace immaginare le vostre opinioni, i vostri commenti e mi chiedo se questa rubrica può essere per voi quel bar che io immagino ogni domenica, un punto di ritrovo per appassionati di street art che vorrebbero dire la loro non da frequentatori di gallerie ma da osservatori, come piace fare a noi. Uno degli argomenti di cui vorrei parlare con voi oggi, visto che da un paio di giorni se ne parla tanto nella capitale, è quello riguardante la nuova idea lanciata dal comune di Roma in merito alla riqualificazione del tratto del Lungotevere che va da Ponte Sisto fino a Ponte Mazzini, ovvero la realizzazione di ciò che viene considerato come il più grande progetto di Street art mai compiuto finora e che verrà affidato all’artista sudafricano William Kentridge.
Triumphs and laments, è questo il titolo dell’opera di riverse graffiti con cui l’artista andrà ad operare sui muraglioni del Tevere, volti di gladiatori e imperatori su un totale di 550 metri ottenuti attraverso la pulitura delle superfici dallo smog depositato sull’intera area, una tecnica che consente di creare figure e allo stesso tempo è strettamente ecologica. Fin qui siamo (quasi) tutti d’accordo.
Quanto costerà l’intero progetto? È su questo punto che sorgono i problemi, poiché secondo Il Messaggero si parla di 350 mila euro, una cifra che divide la città, tra favorevoli e contrari. Voi cosa ne pensate?

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Intanto che le acque si surriscaldano vi porto a vedere cosa Basik.
Basik è un artista di Rimini, il quale negli anni novanta ha iniziato a fare graffiti sui muri della sua città fin quando la sua ricerca sperimentale l’ha condotto nel nuovo millennio ad esplorare il mondo della street art apportando notevoli contributi che potete vedere nelle immagini selezionate per questo pezzo.
Secondo un’intervista letta in rete il suo nome deriva da una serie particolare di mattoncini Basic,  realizzata da Lego e tra le sue fonti di ispirazione, oltre ad alcune crew francesi e agli artisti espressionisti come Egon Schiele, c’è anche un po’ di Rinascimento italiano. Al suo attivo vanta collaborazioni di tutto rispetto con Gaia, Ericailcane, 2501, Luca Zamoc e molti altri artist.
Osservando le sue opere ci si rende conto di trovarsi di fronte ad un artista che si sente a suo agio sulle grandi pareti e superfici urbane perché ama considerare il luogo in cui va ad interagire attraverso le sue opere, anche gli edifici abbandonati sono tra i suoi punti di riferimento: l’arte e l’ambiente circostante diventano parte integrante della sua opera, un continuo scambio di idee ed emozioni.
Il nero sembra essere il colore preferito di Basik con cui realizza mani e dita che si intrecciano o semplicemente si toccano, il movimento e i gesti delle mani sembrano essere il risultato di uno studio antropologico e artistico dell’artista, il quale guarda a queste parti del corpo come un mezzo di espressione e di comunicazione che ha contraddistinto, e continua a fare ancora oggi, l’arte e il suo rapporto con la religione e i popoli che la professano, attraverso linee semplici ed essenziali ben visibili sul supporto grigio delle superfici su cui poggiano.

Basta guardare la serie Totem realizzata lo scorso anno a Rimini per capireil suo modo di osservare i segni che ci portiamo dietro, la nostra erderità culturale e comunicativa che trasmettiamo alle generazioni future attraverso l’arte che è testimone della storia dell’umanità.
Ogni artista si contraddistingue dallo stile e da ciò che rappresenta, Basik anche dal suo saper coniugare talento e trasmissione del sapere.
Buona domeninica!
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Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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