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A colpi di matita 2.0: Sofia Rondelli

A colpi di matita 2.0: Sofia Rondelli


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Il mio nome è Sofia, amo raccogliere carte antiche, foto d’epoca, ascoltare il battito cartaceo dei disegni che, lentamente, costruisco a sottili colpi di matita.

Come hai imparato a “disegnare”?
Fin da piccola ho sempre lavorato con le mani. Il disegno mi appartiene da sempre ed è un linguaggio che ho cercato di affinare sempre di più. Il mio obbiettivo è quello di rendere visibile l’interiorità, svelarla e raccontarla come se fossero sussurri d’amore…

24 ore, qual è la TUA ora e perché?
Amo il mattino, quando la luce è tiepida e chiara. Le carte si tingono di un azzurro pallido e il segno della matita amoreggia con essa.

Immagina un foglio bianco, qual è il processo creativo che segui?
Più passa il tempo e più provo un istantaneo rigetto per i fogli vergini d’industria. Sono così anonimi, senza vita, non parlano! E’ come trovarsi di fronte ad una persona priva di un nome che lo rappresenti, di un’identità, di una storia che la differenzi dal resto del mondo. Così vado a rifugiarmi tra i negozi d’anticaglie a Torino, al Gran Balon o al mercato dell’antiquariato sul Naviglio Grande a Milano. Trovo vecchie lettere, pagine ammuffite, il sapore indescrivibile di una carta che ha realmente vissuto e che porta con sé il peso e i segni del proprio tempo. Il mio lavoro si fonda proprio su questo dialogo: la loro storia e il contenuto della mia interiorità.

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Solitamente disegni prima su carta oppure elabori tutto direttamente su pc?
Non amo affatto digitalizzare i disegni. Trovo sia una pratica lontanissima dal mio modo di sentire e di percepire la spiritualità del supporto cartaceo.

Momento marzullesco: fatti una domanda e datti una risposta
Aneddoto curioso sulla tua infanzia? All’età di sette anni ho dato fuoco alla palma di casa mia, alta più di 20 metri. E, alla fine del rogo, ho pure ricevuto un premio di 10.000 lire!

Un illustratore che ci consigli di tener d’occhio?
Presso la galleria Van Der di Torino (che adoro e consiglio a tutti di tenere d’occhio!) ho scoperto il magnifico lavoro di Veronica Azzinari. Di particolare interesse le sue stampe su tessuto sulla quale rievoca forme di un mondo naturale in metamorfosi espresso con una grande sapienza compositiva.

Final bonus question: I tuoi personaggi si mostrano davanti ai miei occhi con un velo di malinconia alla ricerca di un contatto/rapporto con la natura forse inesistente o forse ritrovato. Qual è il legame che nei tuoi lavori si instaura tra i personaggi e la natura?In che modo convivono, e come si mostrano ad un osservatore esterno che li guarda?
Credo che il mio lavoro torni spesso a riflettere sugli scritti di un grande maestro, Emil Cioran. Suo, ad esempio, è questo breve aforisma: “Alberi massacrati. Sorgono case. Facce, facce dappertutto. L’uomo si estende, l’uomo è il cancro della terra.” Poche volte Cioran riesce a racchiudere così tanto dolore in periodi concisi e consequenziali. Non è possibile rimanere estranei a questi pensieri tumorali che, una volta assorbiti dalla mente, cominciano a fecondare strani presentimenti. Così “Ultimo frutto”, “L’uomo che piantava gli alberi”, “Noè senza arca” e tanti altri lavori, narrano proprio di questo conflitto con lo spazio ambientale, spesso corrotto dall’avidità e dall’indifferenza umana che deturpa anche le forme di vita più semplici. Il mio vuole essere un canto onirico, certo malinconico, dove la tragedia del presente possa lasciare comunque spazio ad un riscatto sociale, ad una ribellione interiore, al risveglio di questo mancato sodalizio tra uomo e natura…

Ringraziamo Sofia e vi invitiamo a visitare il suo blog: http://sofiarondelli.blogspot.it/

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Marta Latini

Mi chiamo mARTa e nel mio nome è racchiusa una parte del mio mondo...amo la danza, il design, l'architettura, la pittura, il didò e adoro le bambole di pezza; ma non sono nè una ballerina, nè un ingegnere, nè un architetto, nè una pittrice, nè tantomeno una scultrice...

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