Il mantra di Supercake


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“Tutto ciò che i vegani mangiano deriva da un seme.” Da questo assunto, tanto semplice e tanto immediato nasce Mantra (= strumento per la conoscenza della propria essenzialità), il primo ristorante raw vegan (vegano crudista) d’Italia, a Milano.
Un progetto di Supercake che abbraccia architettura, design, grafica e comunicazione, dove con grande coerenza concettuale tutto è essenziale, tutto è seme appunto. ll risultato è sorprendente: si entra in un ambiente dove ogni elemento è concorde e studiato nel dettaglio per creare un’atmosfera accogliente e in linea con l’identità di “Mantra”, tradotta alla perfezione, elegante ma informale allo stesso tempo, semplice ma curato nel dettaglio, minimale ma mai banale. Il progetto architettonico vede il restauro dell’edificio con la sua suddivisione in quattro ambienti: il raw vegan market, dove grazie a una parete attrezzata riformulabile in base alle esigenze, è possibile consultare libri, acquistare i prodotti servendosi autonomamente e consumare pasti veloci, il bar a vista, dove scegliere le specialità deliziose che vengono proposte e assistere alla preparazione degli smoothies, il raw lab, la cucina o meglio “guardate pure, in questa cucina non si cuoce niente”, visibile sia dall’interno che dalla strada e la sala ristorante, dove è possibile consumare il proprio pasto comodamente seduti su delle sedie (dai colori pastello, che sono anche i colori della terra, dei semi appunto) che ci ricordano tanto quelle che avevamo a scuola alle elementari, su dei tavolini in legno e ferro modulari, con le lampade che pendono dal soffitto ad altezze diverse, il muro di fondo con la sua texture tutta da scoprire, che altro non è che una rappresentazione dei famosi semi di cui parlavo all’inizio.

Ma i ragazzi di Supercake hanno studiato con lo stesso dettaglio anche al packaging, dalle bottigliette in cui servono i succhi, ai menù, ai bicchieri, ai sacchetti, ai quaderni esplicativi, ai quadretti di legno inciso che raccontano gli “slogan”, alle tovagliette,  e a tutto ciò che fosse funzionale al lavoro. Ci sono stata qualche giorno fa, e non sono riuscita a trovare un solo elemento che stonasse.

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Così ho voluto saperne di più, e li ho incontrati, scoprendo che non è un semplice studio di architettura, è molto di più.
A mio avviso Supercake – e già dal nome si dovrebbe capire che non stiamo parlando certo di uno studio usuale- macina idee e lo fa continuamente, con la passione che solo dei giovani possono mettere nel lavoro, capaci di tradurre con facilità le esigenze del vivere contemporaneo in quanto contemporanei del loro stesso tempo.
Non hanno una strategia, un trucco. Sono come li vediamo, come si raccontano attraverso i loro progetti sui social network, sono uno studio giovane che parla il nostro linguaggio, che usa i nostri stessi canali per farsi conoscere senza confini. Li definirei un laboratorio di idee. A proposito di internet per esempio, pensano che quando tutti gli archivi e in generale gli uffici saranno digitalizzati, avremo finalmente più spazio nelle nostre città per dei parchi.

Si occupano di architettura soprattutto, certo, ma lo fanno in modo molto ampio. L’architettura, di fatto dà un luogo a un’idea, esprime in “mura” un concetto, ma loro estendono questo presupposto a qualunque dettaglio, a qualunque progetto, qualunque sia la sua dimensione. Credono nei progetti giusti, in un’architettura sostenibile, se per sostenibile si intende veramente un blocco agli sprechi, anche del suolo, e se per sostenibile si intende sforzarsi di risolvere un progetto con un budget limitato ma ottenendo un risultato comunque qualitativamente valido, anche dal punto di vista estetico, compositivo e funzionale. Questa ricerca dell’essenziale, provoca sicuramente un maggiore dispendio di energie per loro, ma è qui che si mette in gioco tutta la loro creatività, che a mio avviso è veramente senza limiti!

Prima di fondare “Supercake” erano semplicemente quattro colleghi molto affiatati che lavoravano nello stesso studio.
L’occasione di un concorso per un centro di coworking ha dato loro la spinta per mettersi in proprio, e la possibilità di progettare addirittura lo spazio nel quale avrebbero poi lavorato, misurandosi con un tema che non è certo semplice in architettura: progettare per dei destinatari che, di fatto, non conosci. Puntando su questo aspetto, hanno impostato un gioco, dove la libera interpretazione degli elementi da parte dell’utente finale avrebbe reso l’ambiente personalizzabile e non freddo e rigido. Così ogni postazione è dotata di alcune “regole del gioco”, in cui il lavoratore/giocatore è libero di muoversi come meglio crede: una semplice rete di ferro fissata al muro, che possa fungere da supporto per elementi di arredo o utili al lavoro, una libreria mobile, dove le mensole di appoggio possono essere ruotate di 180 gradi, che funga sia da libreria che da “separè”, scrivanie dotate di sistemi in cui appendere i fogli, tutto disegnato nel dettaglio, anche le cassette della posta!

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Upcycle

Poco tempo dopo ricevono anche l’incarico di progettare Upcycle, il bar di questa struttura, che è anche il primo bike cafè di Milano, basato su due elementi costruttivi: i tubolari idraulici (che ricordano il telaio delle bici) e le tavole di legno da cantiere. I colori sono quelli delle bici vintage, e lo spazio, estremamente semplice da riconfigurare in base alle esigenze, è interamente basato sul riuso dei materiali e sulla reinterpretazione dello stile di vita degli urban bikers.

Inoltre Supercake è anche design. Ispirati dalle abitudini vivere contemporaneo, dove sempre più frequentemente si è precari, si cambia casa o città, hanno creato iPot (vaso che faccio come voglio). Progettato in occasione di un concorso che chiedeva di reinterpretare i balconi milanesi, iPot è una libreria modulare, scomponibile e smontabile, che contiene al suo interno dei portavaso in tessuto, per portare il verde in maniera originale ma elegante. Il successo di questo oggetto sta nel suo essere estremamente semplice ma al tempo stesso versatile, si smonta e si può portare dietro agevolmente, può essere libreria, portavaso ma anche espositore per allestimenti.

Supercake è uno studio di progettazione.” Secondo Laura, questa frase racchiude tutto ciò che c’è da dire sul suo lavoro, e quello di Fabrizio, Alessandro e Alessandro. In effetti non ha tutti i torti.

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Federica Emma Longobardi

Mi sono laureata in Architettura, decisa a fare del bello e dell’ordine il mio lavoro. Sono curiosa, credo nelle idee, nelle buone idee, mi piace ascoltarle e farle mie anche solo per il tempo di un racconto.

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