I surreali bonsai di Patrick Bergsma


Chi l’avrebbe mai detto che l’origine dei bonsai avrei dovuto spiegarvela io proprio oggi. Beh, se sapete già la loro storia allora passate tranquillamente al paragrafo successivo ma se non vi ricordate bene la storia o non la conoscete proprio allora accomodatevi e leggete quanto ho da raccontarvi. Il bonsai, termine giapponese costituito da due due ideogrammi, bon che significa “bacinella” o “ciotola”e sai che invece significa “piantare”, ha la sua origine in Cina poiché difatti sono stati dei disertori cinesi ad esportare in Giappone i primi esemplari durante il periodo Kamakura (1185-1333) nel quale il Giappone adottò la maggior parte delle tradizioni culturali della Cina e gli stessi giapponesi continuarono la loro coltivazione seguendo l’estetica influenzata dalla cultura Zen, la quale mette in risalto sia le caratteristiche fisiche della pianta e quindi la forma sia l’energia che la stessa pianta riesce ad incarnare che secondo i seguaci è della stessa quantità che una pianta grande riesce ad inglobare.

Dunque si parla di vere e proprie tecniche bonsaistiche nella coltivazione della pianta e l’arte della coltivazione del bonsai non è una cosa molto comune ad di fuori della Cina e del Giappone e pensate che l’artista di oggi ne ha fatto il suo biglietto da visita sin dal 2003quando ha iniziato ad esporre le sue opere in gallerie olandesi e in altre capitali europee come Riga.

Signore e signori oggi vi porto a conoscere un artista olandese, esattamente di Heerhugowaard che si trova nel nord dell’Olanda e da qualche tempo si è dedicato all’arte dei bonsai in un modo molto particolare. Sto parlando di Patrick Bergsma e delle sue Landschapssculpturen che potremmo tradurre con “sculture paesaggistiche”, delle vere e proprio sculture realizzate con i bonsai ma con l’aggiunta di personaggi inseriti in contesti e situazioni surreali. E non poteva essere altrimenti visto che ogni martedì ormai da anni vi parlo dei protagonisti dell’arte pop surrealista e low brow proprio come il nostro ospite di oggi che di talento secondo me ne ha davvero da vendere. Patrick Bergsma riesce a corrompere l’armonica e pacifica consistenza della natura con scene desolanti come quella in cui una ruspa sovrasta un cumulo di macerie mentre un uomo a cavalla guarda il suo futuro fatto di silenzio e vuoto. Quasi sempre nelle sue rappresentazioni si assiste ad una solitudine inquietante, quella dei suoi soggetti, quelle miniature che inseriti in contesti ambigui non riescono a penetrare nel vivo della bellezza della natura che intorno prende vita poiché la catarsi umana prende il sopravvento su ogni cosa.

Il suo surrealismo malinconico non sembra suggerire speranze per l’uomo, ogni personaggio viene colto in un’azione ininterrotta o in un pensiero fisso verso il nulla che lo spettatore non riesce a scorgere oltrelo spazio che lo separa dai protagonisti e forse è proprio la natura la vera protagonista di queste sculture o almeno mi piace pensare proprio perché con la sua presenza rassicurante e le sue forme che si manifestano sempre diversamente a seconda della scultura che si osserva rendono l’atmosfera meno greve e pesante e lasciano tempo per riflettere sulla nostra condizione e sul rapporto che abbiamo con il mondo circostante.
Non solo quello con la natura e i suoi elementi ma anche quello che abbiamo creato con le nostre stesse mani, ovvero la casa, la stanza e tutto ciò che ci isola dalle altre persone e che in un certo modo ci consente di viaggiare con il pensiero.
Paradossalmente, le miniature di Patrick Bergsma sono il centro dell’universo, sono il punto di partenza con il quale ogni protagonista si confronta con l’atro e con gli altri spazi intorno e in quest’epoca di barriere e muri alzati contro chi scappa dalla barbarie sono un ulteriore punto di riflessione su come le comunità umane si sono evolute a tal punto che l’uomo ora preferisce stare solo, con se stesso al sicuro nelle proprie barriere.

Per finire date un’occhiata anche alle illustrazioni sulle piastrelle realizzate dal nostro bravissimo Patrick Bergsma che vi ho allegato in fondo alle immagini, giusto per avere un’ulteriore conferma del suo ingegno artistico e del suo stile pop surrealista colorato e riflessivo al tempo stesso.

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Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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