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Domenica in strada: Agostino Iacurci

Domenica in strada: Agostino Iacurci


Non pensate che con la neve caduta sulla nostra penisola noi ce la stiamo spassando a pettinare le bambole, magari a guardare dalla finestra i fiocchi scendere come mocciosi dal naso gocciolante, a fare fotografie da mettere su feisbuc. Nossignore. Giocate voi a pallettoni, fatelo voi il pupazzo con il naso a carota e lo snowboard sulla Salaria.
Noi abbiamo altro in mente. O meglio, un altro tipo di divertimento. Noi, piccoli nerd senza occhiali, la domenica ce ne andiamo in giro con taccuino e macchina fotografica per rilevare qualsiasi traccia di creatività cromatica per poi farvela trovare la domenica pomeriggio bella, impacchettata e con la ciliegina inclusa come dessert del dopo pranzo. Oggi vi proponiamo uno street artist made in Italy, uno di quelli con un bel curriculum alle spalle, nonostante la giovane età.

Agostino Iacurci, classe 1986, di origini foggiane ma romano di adozione, ha studiato Illustrazione e Animazione all’ Officina B5, Scuola di Illustrazione and Grafica d’arte all’Accademia delle Belle Arti di Roma, è inoltre un illustratore e uno scenografo.
Ma è in strada che ci piace vedere i suoi capolavori, come l’ultimo a Civitavecchia per il Waves Project o quello per il festival Outdoor 2011 ad Ostiense. Nella sua valigia c’è anche l’esperimento “Punti di fuga” con i detenuti del carcere di massima sicurezza di Rebibbia e il murales per la scuola di San Saba in Algeria.
I suoi personaggi assomigliano a caricature di uomini giganti che spesso volano sospesi nell’aria, delineati da facce espressive con occhiali doppiofondo inclusi, ognuno dei quali appare perso nei pensieri, intento a cercare quell’attimo che sfugge alla realtà.
Esseri allocromatici spesso ritratti in solitudine o con un alter ego, protagonisti di un fumetto senza tempo che si nutrono di sogni e spazi indefiniti, le creature di Agostino mi ricordano il Marcovaldo di Italo Calvino, le sue fantasie, le sue illusioni e quel piacevole senso di disorientamento nella civiltà urbana che gli consente di viaggiare con la mente e costruire una città fantastica.
Buona domenica!

 


Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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