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Repus: Aquaman, naufragio di mondi sommersi

Repus: Aquaman, naufragio di mondi sommersi


Il mare, l’elemento misterioso nel quale non possiamo respirare, ma che è lo stesso dalla cui acqua si è sviluppata la vita. Il mare che separa i continenti, che nasconde le civiltà e le riporta alla luce. Un mondo a parte nel nostro mondo, che sin dall’antichità ha rappresentato la sfida più grande per l’uomo: attraversarlo, conoscerlo, non lasciarsi domare da esso, sopravvivere alla sua furia, svelare i suoi segreti. Il mare è il regno per eccellenza, perché è vasto quanto maestoso e, soprattutto, inconquistabile.

Non sto cercando di piazzarvi un biglietto per una crociera. Nel primissimo episodio di questa rubrica vi ho chiesto di immaginare Superman come la combinazione tra miti antichi, volontà di potenza e la società moderna. Successivamente, vi ho descritto lo stesso personaggio come l’essere più solo di questo pianeta, proprio perché l’unico della sua specie. Ecco, ora immaginate un Superman che abbia come sfondo quello del mare, sopra descritto. E che non venga dal pianeta Krypton, ma da un mondo sommerso, uno descritto per la prima volta da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia: Atlantide. Un super essere dalla solitudine ancora più beffarda, quindi, costretto a essere straniero sul suo stesso pianeta, poiché legato alla sua parte sommersa, al mistero che il mare nasconde.

In una parola, Aquaman.

Creato nel 1941 da Mort Weisinger e Paul Norris, Aquaman è stato considerato per anni, un po’ come Freccia Verde, un super eroe di secondo piano, fino al suo coinvolgimento, nel 1960,  nella Justice League of America, gruppo del quale è membro fondatore in tutte le sue varie incarnazioni.

Come spesso accade per i super eroi della Dc Comics, le origini del personaggio sono state più volte rivisitate, ma la più nota rimane quella di un essere dalla doppia nascita, Orin, figlio di una principessa proveniente dalla città sommersa di Atlantide – dove la vita si è sviluppata consentendo a una popolazione umanoide di respirare sott’acqua – e di un umano, il guardiano di un faro. Allontanato durante l’infanzia da Atlantide poiché considerato un abominio, viene cresciuto col nome di Arthur Curry dal padre, al confine tra il mare e la terraferma. Orin/Arthir è costretto a condurre un’esistenza tormentata perché divisa tra due mondi, nessuno dei quali gli appartiene veramente.

E’ destinato tuttavia al ritorno ad Atlantide, della quale diventerà il re, e a sposare la potente guerriera Mera, una first lady fiera e indomabile, capace di manipolare l’acqua stessa. Ribattezzato Aquaman dagli abitanti di superficie, Arthur proteggere il mare dagli attacchi esterni, ma allo stesso tempo impedisce che la sua città dichiari guerra alle popolazioni della terraferma, le quali minacciano, con l’inquinamento e con la violenza delle loro guerre, l’ecosistema di quel mondo sommerso e inaccessibile.

Aquaman protegge, in sostanza, il segreto del mare, e al contempo impedisce che il mondo dell’uomo, a causa della sua tracotanza, ne venga sopraffatto.

Egli è un re senza terraferma, un’anima in pena che cerca la pace tra i suoi due mondi interiori, ma che è destinato a non appartenere a nessuno dei due, bensì a rimanere un reietto, e un incompreso. Un “pesce fuor d’acqua”, in tutti i sensi.

Inoltre, a causa della sua abilità di comunicare telepaticamente con la fauna marina (leggi: parlare con i pesci), per anni Aquaman è stato considerato, sia dai media che da molti addetti ai lavori, una barzelletta. A cosa è utile un eroe che tutto ciò che sa fare, lo sa fare solo sott’acqua? Molti sceneggiatori, dovendolo far interagire con altri super eroi, si sono spesso trovati alle prese con l’imbarazzo di aver a che fare con un personaggio dalle abilità circoscritte. Eppure, come spesso accade quando si sottovaluta qualcuno o qualcosa, si è rivelato che le abilità circoscritte erano le loro.

Aquaman, infatti, non è solo l”addetto stampa di fiducia dei cavallucci marini: i muscoli reattivi che gli consentono di nuotare a velocità sovrumane (Michael Phelps non è nessuno, al confronto) lo rendono secondo solo a Superman in quanto a forza fisica. L’abilità di comunicare con le forme di vita sottomarine, inoltre, fa parte di vere e proprie capacità telepatiche che – a livello di fiction e scienza posticcia, s’intende – funzionano meglio con animali che emanano frequenze cerebrali più basse, ma che a una certa intensità possono funzionare anche con altre forme di vita. Proprio come una versione moderna del dio del mare Poseidone, infine, da quando è re di Atlantide egli brandisce un tridente dorato, con il quale è abilissimo quando è ora di menare le mani.

Barzelletta o no, nei fumetti Aquaman è l’essere più potente dei sette mari, e questi, tutto sommato, costituiscono quasi tre quarti del nostro pianeta. Non so a casa vostra, ma a casa mia l’essere più potente di tre quarti del pianeta è un eroe di prima fascia. A meno che non preferiate la montagna, chiaro.

Per citare uno dei più grandi autori contemporanei, Grant Morrison: “Aquaman is naturally a bad ass, he is the baddest ass in the seven seas. You have to be a bad ass if you rule the seven seas”. Sic.

Tuttavia, il fatto che Aquaman venga sottovalutato non deve stupire: il fascino della sua figura malinconica, in fondo, sta proprio nella sua natura di eroe che nasce da una sconfitta: la sconfitta dell’incomunicabilità tra due mondi solo in apparenza vicini, ma che in realtà sono infinitamente distanti. In genere qualsiasi sforzo compiuto per appianare una distanza inconciliabile suscita scetticismo, diffidenza, talvolta ilarità  Anche per questo la parabola di Aquaman è una delle più romantiche dell’intero panorama dei super eroi.


Simone Vacatello

Simone Vacatello, 28 anni, laurea magistrale in Lettere moderne. Umanista e randagio della comunicazione, non è qui per farvi apprezzare l'invasione di fumetti e super eroi, ma per aiutarvi a farvene una ragione

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