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A colpi di matita 2.0: Matteo Berton

A colpi di matita 2.0: Matteo Berton


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Ho ventiquattro anni e vivo a Pisa. Quando non disegno in casa sono in giro con una camicia improbabile e un margarita in mano.

Come hai imparato a “disegnare”?
Sono un disegnatore atipico, ho iniziato a disegnare di punto in bianco.
A differenza di molti artisti che fin da quando hanno memoria hanno disegnato, io ho deciso che avrei voluto disegnare per sempre nei mesi che precedevano il diploma di maturità. Mi sono inscritto ad una scuola di disegno e poi ad una di fumetto, e in quel periodo è cresciuto tutto il mio amore per l’arte, ho imparato ad appassionarmi ad autori che non conoscevo, a disegnare come loro per qualche mese per poi abbandonarli per un’altro.
A volte la vedevo come una professione e mi sentivo responsabile verso quello che facevo e verso un futuro in cui avrei voluto guadagnarmi da vivere con il disegno, altre il disegno mi dava la sensazione di liberarmi era un vero e proprio sfogo. Sto ancora imparando a disegnare.

24 ore, qual è la TUA ora e perché?
Non sono affezionato a nessuna ora in particolare, in generale il momento migliore per disegnare è la terza ora da quando inizio. Di solito alla terza ora di disegno sono più concentrato, ho sciolto la mano e sono completamente immerso nel lavoro.

Immagina un foglio bianco, qual è il processo creativo che segui?
Quando non ho idee sto tanto a fissare il foglio bianco, anche se sto per usare la matita non mi piace sarabocchiare il foglio con mille segni, non mi piace in genere trovare un’idea disegnando. Aspetto e mi immagino il disegno finito, altrimenti faccio delle piccolissime bozze e cerco dei riferimenti fotografici. Ma il più delle volte mi metto a disegnare solo quando ho già digerito l’idea non davanti alla scrivania ma mentre faccio altre cose, le cose di tutti i giorni. In quel caso non ho dubbi inizio a disegnare senza batter ciglio, quando è così mi sembra di riprodurre un immagine con cui ho già preso familiarità e quasi di copiarla.

Solitamente disegni prima su carta oppure elabori tutto direttamente su pc?
Dipende dal tipo di progetto, in generale, disegno e lavoro con la china su carte ruvide, è il mio standard, la mia zona di sicurezza. Ma sempre più spesso mi metto a sperimentare con il computer ed ultimamente sto iniziando ad ottenere dei buoni risultati.

Momento marzullesco: fatti una domanda e datti una risposta
Fai colazione la mattina? No. Non so perché ma in molti trovano questa cosa bizzarra.

Un illustratore che ci consigli di tener d’occhio?
Se non l’avete fatto ancora vi consiglio di andarvi a vedere subito Simone Massoni e Ilaria Falorsi, io ho imparato molto da loro. Le nostre serate sketch sono sempre state super prolifiche!

Final bonus question: Sbirciare all’interno del tuo sito è un’esperienza curiosa, che consiglierei agli amanti e golosi di immagini…Le tue illustrazioni sono così varie, il tuo modo di disegnare abbraccia così tanti stili (tutti ben riusciti) che ogni spettatore non potrebbe non rispecchiarsi in almeno uno di essi (bianco e nero, sfumato, nitido, chematico a mo’ di infografica…e chi più ne ha più ne metta)
Come convivono in te queste tendenze e qual è quella a cui ti senti più legato o che ti rappresenta di più?
La tecnica a cui mi sento più legato è il disegno a china in bianco e nero, è quella su cui mi sono fatto le ossa, e che sicuramente ho digerito di più per via del mio percorso da fumettista. Deriva da una ricerca sulle forme e sull’utilizzo dell’inchiostro ed è anche stata influenzata dalla mia mania di disegnare, quando sono in giro, sullo sketchbook. Per quanto riguarda i lavori digitali e di grafica spesso sono tentativi di imboccare una strada diversa, al fine di sperimentare col colore o con stili che vorrei cercare di far miei. Altre volte si tratta di progetti in cui la mia formazione grafica viene più o meno fuori a seconda delle necessità. Insomma quando c’è qualcosa che mi piace ma che non fa parte del mio stile, spesso non riesco a trattenermi e mi ci voglio confrontare. Per certi versi mettersi a sperimentare e cercare nuove strade potrebbe essere controproducente, mi piace pensare che la mia identità artistica resista a tutti i cambiamenti di tecnica.

Ringraziamo Matteo per la sua disponibilità e vi invitiamo a visitare il suo sito: http://www.matteoberton.com/


Marta Latini

Mi chiamo mARTa e nel mio nome è racchiusa una parte del mio mondo...amo la danza, il design, l'architettura, la pittura, il didò e adoro le bambole di pezza; ma non sono nè una ballerina, nè un ingegnere, nè un architetto, nè una pittrice, nè tantomeno una scultrice...

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