Domenica in strada: Pao


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Come molti di voi sapranno io e il grande capo di questo fantastico magazine,  in questi giorni stiamo pensando al futuro di Domenica in strada, alla sua evoluzione per non annoiarvi proponendovi facce e festival già visti e rivisti, letti e riletti altrove che annoiano anche noi che ne parliamo.
In settimana si decide il suo futuro e forse domenica prossima lo conoscerete anche voi. Quindi preparatevi perché abbiamo in mente una rivoluzione.

Per la terza domenica consecutiva vi parliamo di un artista italiano perché di street art Made in Italy non ne abbiamo mai abbastanza e oggi è la domenica giusta per presentarvi Pao.
Pao, secondo alcuni il vero nome è Paolo Bordino, è nato a Milano nel 1977, la città in cui tuttora risiede e dove nel 2005 ha messo su il suo Studio Paopao con cui dal 2008 si avvale della collaborazione di Laura Pasquazzo, realizzando diverse attività come grafica e decorazione.
La sua carriera da street artist nasce però un po’ di tempo fa, esattamente nel 2000, anno delle sue prime incursioni urbane che in poco tempo lo hanno reso famoso e partecipe di molte collaborazioni con altri artisti e un elenco infinito di mostre che potete tranquillamente leggere sul suo sito.
Facciamo un piccolo passo indietro. Prima dell’approdo nel mondo della street art, Pao ha compiuto i suoi studi al Teatro alla Scala di Milano e vanta un’esperienza da stagista lavorando assieme a mostri della nostra cultura come Dario Fo e Franca Rame. Una fortunata esperienza che qualsiasi artista italiano forse sognerebbe di compiere.

Oggi Pao se ne va in giro a colorare le nostre città portando un po’ di ilare ironia nel grigio insostenibile del cemento che ci circonda, realizzando delle simpatiche istallazioni che se non avete avuto modo di vedere dal vivo potete sbirciare in questa galleria di immagini che ho preparato per voi.
Il suo segno inconfondibile è un pinguino azzurro e bianco ma nel suo repertorio compaiono anche altre creaturine deliziose, per lo più personaggi del mondo dei cartoni animati e serie televsive, che realizza servendosi dell’arredo urbano che incontra di città in città: non facciate di palazzi o ponti ma paracarri, pali della luce, bagni pubblici e tanti altri supporti che prendono vita nella sua mente, trasformandosi in personaggi teneramente buffi.
La sua tecnica è una continua sperimentazione che si serve soprattutto di spray per i lavori realizzati in strada mentre l’acrilico su altri supporti come il legno gli consente di creare un gioco visivo che va oltre la superficie, un legame tangibile che entra in contatto diretto con il suo interlocutore.
Forse un modo per farci divertire dichiarando guerra all’apparente normalità quotidiana che ci offusca la mente e ci rende alieni, stranieri nello stesso spazio. Un modo per dire: restiamo umani.
Buona domenica!

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Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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