Tomba Brion di Carlo Scarpa


È chiaro che in Italia manca la cultura del progetto architettonico di qualità. In questo strano paese, dove si confonde l’eleganza senza tempo della bella architettura coi luccichii delle nuove costruzioni, si può essere affermati architetti senza veder realizzati i propri progetti. Qui, le città continuano a vivere eterni conflitti col paesaggio che le circonda e l’accademia è incapace di comunicare con l’ambiente professionale. Progettisti e sovrintendenze s’incastrano tra necessaria preservazione e dannoso immobilismo e nessuno sembra riconoscere l’importanza, tantomeno il ruolo sociale, dell’architetto.

“Può l’architettura essere poesia?” si chiedeva Carlo Scarpa. “Certo, ma non sempre: solo qualche volta l’architettura è poesia. (…) Possiamo dire che l’architettura che noi vorremmo essere poesia dovrebbe chiamarsi armonia (…) L’architettura è un linguaggio molto difficile da comprendere – è misterioso.”
I fortunati incontri tra committenti illuminati e saggi architetti ci dimostrano che fare buona architettura non solo è possibile ma rappresenta un dono prezioso alla cultura, capace di salvarci dall’abbrutimento economico che muove l’industria delle costruzioni e sotterra le città e il paesaggio sotto una coltre grigia di volgarità e mediocrità.
La poesia salverà il mondo.

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Luca Di Carlo

A 19 anni ho smesso di straziarmi su dilemmi esistenziali per iniziare a chiedermi: "può l'architettura essere poesia?". Adesso, che di anni ne ho 25, sono qui ogni settimana a condividere con voi le risposte che ho trovato (e quelle che ancora cerco)

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