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Domenica in strada: I poeti der Trullo

Domenica in strada: I poeti der Trullo


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Posso dirlo a modo mio? Roma è bella de giorno co tutte le bancarelle der mercato de campo de fiori dove na volta la Sora Lella c’annava a compra’ i peperoni pe’ falli cor pollo; Roma è bella de pomeriggio co i turisti e i romani che vanno a magnasse n’pezzo de pizza da Renella a Trastevere; Roma è bella de sera co la luce dei lampioni che illumina la via a quei quattro sonatori in cerca de spiccetti mentre du amanti se fanno le coccole prima de torna’ alle case loro. Roma è bella sempre, pure quanno piove e le strade s’allagano perché er sindaco se scorda sempre de fa puli i tombini a settembre, tanto so alte le colonne che sorreggono i pensieri dei romani che da sempre vedono sto monno co’ tanta ironia. A Roma so belle pure le periferie co l’erba de i parchi mezza tagliata e mezza no e le signore co le sedie bianche sedute fori a chiacchiera’ de la vicina che se la fa cor macellaio. A Roma nun poi di de no perché è come na mamma che te vo strigne de baci ma certe vorte te strigne così forte che te vorrebbe soffoca’ e tu scappi ma tanto sai che ce ritorni perché quanno l’occhi vedeno quarcosa de bello la memoria ce ritorna a cercalla.

Roma è così e io c’è vojo vive finché nun me strigne tutta.

E allora a questa città a cui io devo tanto, gioie e dolori, dedico questo pezzo pensato con il cuore, una spremuta di emozioni che metto nero su bianco, proprio come gli ospiti di questo appuntamento di Domenica in strada: signore e signori oggi vi presento i Poeti der Trullo.
Dopo tanto raccontarvi le imprese di street artist nostrani e non solo che con pennelli, rulli, spray e stencil se ne vanno in giro a raccontare il mondo, ci voleva proprio una sana dose di poesia scritta sui muri e su carta incollata sulle pareti della nostra città eterna che tanti denigrano e il resto del mondo l’adora come loro, questi sette poeti che dalla periferia si mescolano tra la folla per scannerizzare i pensieri e le emozioni con cui Roma è stata costruita e di cui tutti i giorni si ciba.
Sono in sette, Er Bestia, Er Quercia, Er Pinto, Marta der terzo lotto, ‘A gatta morta, Er Farco e Inumi Laconico, questi poeti di strada che dal Trullo, zona della periferia sud ovest di Roma denominata così per il ritrovamento di un sepolcro romano del I secolo che richiama le tipiche costruzioni pugliesi, invadono le strade della città con le loro poesie, regalandoci momenti di ironica felicità e qualche sorriso sparso che non fa mai male.

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Loro lo chiamano MetroRomanticismo questo stile di scrivere poesie moderne intrise di romanticismo che parte dal basso, memore di una tradizione poetica tipicamente romana se pensiamo alle poesie del Belli o di Trilussa, e che in tempi moderni, come quelli che stiamo vivendo fatto di recessione e crisi di valori, assume un significato nuovo perché non sono detti a voce ma scritti su quelle superfici che vediamo ogni giorno e che se fino a ieri era una parete bianca o un muro grigio oggi invece con i versi de I poeti der Trullo diventano uno spazio di riflessione e condivisione di emozioni in balia del tempo e del sole e della pioggia che non chiedono permesso per esprimersi.
Nell’incontro tra Inumi Laconico e Er Bestia nel 2010 nascono I poeti der Trullo che versi e rime arrivano dritti al cuore e al pensiero di chi legge le loro spremute di vita quotidiana, la nostra.

Questi sette ragazzi di borgata, perché non dimentichiamo che Roma è fatta anche di borgate meravigliose ognuna con un’identità diversa, raccontano come va il mondo in modo ironico, con uno stile tipico di chi è abituato ad esprimersi in tutta sincerità, perché la periferia, diversamente dal centro, si nutre soprattutto di costante semplicità, come l’erba del prato mezza tagliata o l’impasto della pizza di Renella che ricorda chi siamo anche allo straniero che viene a Roma per la prima volta.
Un modo di fare arte e poesia di strada che li accomuna a Ivan, a ste-Marta, a MisterCaos, quello di esprimersi attraverso le parole, perché le immagini siamo noi che leggiamo.
Buona domenica!

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Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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