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Le avventure di Aaron Bo Heimlich e del suo amico ...

Le avventure di Aaron Bo Heimlich e del suo amico Shedim


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Da piccola credo di averne avuti molti, soprattutto quando mia madre aveva da fare in casa e non aveva tempo per giocare con me. Le mie sorelle erano troppo grandi per il mio mondo e alla scuola materna non mi volevano perché ero sempre malata. Allora quello che vedevo intorno a me si trasformava ogni giorno in un posto diverso e ad ogni posto corrispondeva un amico diverso. Un amico immaginario con il quale giocare, parlare e fare gli scherzetti alle mie sorelle che mi riempivano di giocattoli e vestiti ma non capivano che io avevo bisogno di altro. Ne avrò avuti davvero tanti di amici invisibili agli altri perché come avrete capito la mia infanzia è stata parecchio solitaria, diciamo poco socievole ma comunque sono riuscita a sopravvivere alla noia grigia della quotidianità e della malattia grazie a loro. Non so ora dove sono andati a cacciarsi ma sono sicura che staranno tenendo compagnia ad un’altra bimbetta un pochino sfigatella, o forse no dipende dai punti di vista, come me. Ecco forse anche l’artista del quale vi parlo oggi avrà avuto qualche giornata simile alla mia nella sua infanzia, è nato poco più tardi di me, nel 1983 ma comunque sempre sotto l’effetto della magia degli anni ottanta ha vissuto i suoi giorni da bambino, poi se ci aggiungiamo che nell’altra parte del mondo dove forse lui è cresciuto, dico forse perché non ne sono certa in quanto poche notizie si hanno a riguardo, erano più preparati alla corsa alle balle stratosferiche che propinavano in televisione e al cinema, aggiungendo anche il fatto che a quanto pare sia stato cresciuto da una comunità di scienziati hippies allora capite quanto sia più figo il suo amico invisibile rispetto ai miei. Se io non ricordo bene i nomi dei miei invece il suo è diventato molto famoso, quasi più famoso del suo ideatore, Aaron Bo Heimlich.

Ecco, finalmente vi ho detto il nome dell’artista di oggi senza dover spingere il cursore in alto verso il titolo del pezzo di questo martedì. Qualcosina sul suo conto ve l’ho detta, poco in realtà, ma vale la pena davvero soffermarsi su questo suo amico che viene inserito in ogni opera, in queste fotografie in bianco e nero a dirla tutta che come vedete ritraggono scene di vita quotidiana con il suo amico come i suoi primi momenti di vita nel nido di un ospedale cullato dalle braccia di un’infermiera timida che non rivolge lo sguardo al papà che fotografa e a sua volta viene fotografato oppure la passeggiata nel bosco con l’amico a parlare di cose di scuola, giocare a nascondino dietro l’albero. E poi quando si è più grandi confidarsi in ufficio, incontrare persone importanti durante una manifestazione e poi la cosa più bella è rivedersi dopo tanto tempo e essere catturati in un abbraccio che sta per compiersi. Piccola parentesi tecnica: lo stratagemma usato da Heimlich di ritoccare delle fotografie datate inserendo un personaggio che rivela tutt’altra circostanza rispetto all’attimo originale catturato dall’obiettivo ricorda in parte l’avventura artistica di un nome celebre del pop surrealismo italiano, Max Papeschi, del quale vi parlerò tra qualche martedì.

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Quanta poesia in queste foto di Aaron Bo Heimlich che quasi dimenticavo di dirvi anche il nome del suo amichetto dispettoso e simpatico, Shedim che in ebraico vuol dire letteralmente demone benevolente, quindi molto più di una presenza, un personaggio che circonda la sua esistenza e anche quella dei soggetti delle sue fotografie, silente e divertente al tempo stesso, invisibile quanto basta per i realisti della situazione ma tanto veri per noi che viviamo il surrealismo sin da bambini. La percezione della sua presenza nelle foto di Heimlich è del tutto personale, ogni spettatore la recepisce in modo diverso a seconda della sua predisposizione alla illusione che in molti casi cura la solitudine e corregge l’ordinarietà del nostro tempo. E alcuni di noi ne fanno addirittura delle fantastiche opere d’arte che vengono esposte nelle gallerie del mondo, proprio come La Luz de Jesus che ha dedicato a Aaron B. Heimlich e al suo amico Shedim una personale, la prima nella galleria di Los Angeles dal titolo Watch Out for Evil, visitabile fino al 1 novembre, proprio come le mostre di Alessia Iannetti, Zoe Lacchei e Renee French delle quali vi ho parlato in queste ultime settimane. Quindi se vi trovate da quelle parti non fatevele scappare e soprattutto mandatemi qualche foto, voglio rosicare un pochino.

Buon martedì!

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Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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