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Pelin Santilli, una vita tra pop surrealism e lowb...

Pelin Santilli, una vita tra pop surrealism e lowbrow.


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Novembre si sa, è un mese molto particolare, pieno di progetti da cominciare, alcuni da terminare e nel frattempo strizziamo un occhio alle festività che tra poco ci attendono. E’ un mese in cui molti artisti partecipano a collettive, come Chimera che vi ho segnalato qualche settimana fa, o ci invitano alle loro personali in giro per il mondo. Per me è un mese molto impegnativo, soprattutto perché inizio a tirare le somme di questo anno che sta per concludersi anche a livello editoriale e vado alla ricerca di artisti di cui potervi parlare ogni martedì, quindi se avete suggerimenti sono felice di accoglierli. Ma veniamo a noi.

Dopo il pezzo dedicato a David Lozeau e alla sua personale rielaborazione del Día de Muertos torno nuovamente a parlarvi di creature mostruose e demoniache con le opere dell’ospite di questo martedì velenoso, ovvero Pelin Santilli, un artista autodidatta del quale poco sappiamo, non girano molte notizie sul suo conto, tranne qualche intervista rilasciata qualche tempo e fa che io mi sono andata a leggere per conoscere più da vicino il suo modo di esprimersi. Posso dirvi di aver letto che ha studiato Lettere e filosofia presso l’Università de L’Aquila e che dal 2009 ha iniziato ad esporre le sue opere in alcune gallerie in giro per l’Europa, come a Berlino, Zurigo, Amsterdam, Londra e ovviamente Roma. Potrei continuare dicendovi che collabora in qualità di illustratore con la rivista Idea tattoo e la webzine Le Cool Roma (di cui anche la sottoscritta una volta faceva parte ma lo dico sottovoce perché il capo è geloso delle mie comparse su altre riviste) e che considera l’iconografia marxista leninista come precursore del pop surrealism, scena culturale e artistica alla quale appartiene e che lo fa finire dritto in queste righe che state leggendo.

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Tre sono gli elementi caratteristici del suo stile: il colore, i soggetti e le sue fonti d’ispirazione. Procediamo con ordine. Per quanto concerne il colore è facile notare, osservando le opere che ho selezionato per voi, quanto l’uso di determinati colori sia particolarmente opportuno nel tentativo dell’artista di conferire connotazioni particolarmente grottesche alle sue opere: il porpora imperante, molto spesso incarnato dai suoi personaggi, così come lo sfondo buio dietro, nero o blu, contribuiscono a dare un certo tono alla scena che si sta svolgendo sotto i vostri occhi.

Il secondo elemento è quello dei personaggi, una schiera di creature indecifrabili che sembrano essere state rielaborate da carte da gioco, sante e vergini immacolate viste in chiave lowbrow, ovvero il trionfo dell’ironica rivisitazione delle icone del nostro tempo e della nostra cultura popolare, come se fossero protagonisti di un grande tatuaggio. E proprio il mondo dei tatuaggi mischiata a quella sana anrchia artistica sono il terzo punto centrale della sua dottrina e della sua estetica che trova culmine proprio in questa sperimentazione cromatica nella quale ogni personaggio è protagonista di una singola storia che si compie nell’attimo in cui osserviamo o si è già compiuta quando il nostro osservare era già diretto verso un’altra storia.
Un artista a cavallo tra il low brow che piace a noi puritani della materia, gretto, sporco e macabro e quel pop surrealism che si insinua nelle trame della superficie d’appoggio e nel movimento dei suoi personaggi.

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Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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