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Il surrealismo alchimista di Yoko D’Holbachie

Il surrealismo alchimista di Yoko D’Holbachie


 

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Oggi vi porto in Giappone, esattamete a Yokohama, la città natale dell’artista di questo martedì velenoso, uno degli ultimi prima delle tanto sospirate vacanze e spero davvero di riempirvi gli occhi di cose belle mostrandovi l’arte di Yoko D’Holbachie. Quindi, come sempre, mettetevi comodi e lasciatevi travolgere dal suo simpatico pop surrealismo.

Yoko d’Holbachie è nata nel 1971 a Yokohama, la città più popolata del Giappone stando a Wikipedia, ma ha compiuto i suoi studi in arte e design presso la Tama Art University di Tokyo, talvolta anche insegnando arte in alcuni giorni della settimana nel periodo della sua permanenza nella capitale nipponica. Per circa dieci anni ha lavorato come designer nel campo della pubblicità ma anche per editori e magazine, fino all’intrattenimento e al mondo dei video games e nel 2005 ha iniziato ad esporre le sue opere in varie gallerie del suo paese, nel 2008 fa conoscere i suoi lavori negli Stati Uniti e nel 2011 partecipa collettiva realizzata presso la Mondo Bizzarro Gallery che io avrò di sicuro visto, data la mia dipendenza dalla nota galleria romana nel suo periodo migliore.

Di recente ha preso parte alla collettiva 3 Artist Show conclusasi giusto due giorni fa presso la Corey Helford Gallery di Los Angeles con Mab Graves e Amandine Urruty (della quale vi ho parlato lo scorso martedì) mentre sabato 9 luglio verrà inaugurata la sua personale The Alchemist presso la Last Rites Gallery di New York, il titolo più azzeccato per una sua personale a mio avviso, data la sua sensibilità alchemica di cui vi scriverò qualche riga sotto. Sul sito personale dell’artista leggo con piacere che adora i pappagalli, difatti nella foto della sua bio appare in compagnia di un pennuto bianco dalla cresta gialla, ma anche le seppie, la melma, il vino bianco e l’elettrictà statica. Una lista di cose poco covenzionali per un’artista che di convezionale non ha davvero nulla e che vanta una produzione artististica straordinaria, della quale vi mostro qualche immagine tra queste righe.

Yoko D’Holbachie_1

I lavori di Yoko d’Holbachie assomigliano ad una collezione di creaturine irriverenti e coloratissime, le quali rispecchiano inevitabilmente lo stile kawaii di cui l’artista è un’eccezionale interprete, lasciando però intravedere anche una certa sensibilità verso quel surrealismo dalla matrice grottesca che rende le scenografie e le situazioni più complesse ma sempre strabilianti dal punto di vista dell’impatto visivo, in particolare modo per chi si avvicina per la prima volta alle sue creazioni che a me piacciono tantissimo.

I suoi personaggi, apparentemente tutti femminili, possiedono una capacità straordinaria di immedesimarsi nel ruolo di protagonisti di una storia che mai si ripete ma che ha in comune a tutta la sua intera produzione la sorpresa della scoperta degli infiniti dettagli di cui ogni singola opera è costituita, come se non bastasse la scelta cromatica e i bizzarri personaggi a trasmettere agli occhi di chi guarda una indescrivibile sensazione di surreale dolcezza e bellezza dionisiaca e appare come trovarsi di fronte alla rappresentazione teatrale di uno spettacolo nel quale Bacco e Apollo convergono spontaneamente, inebriando di magia gli spettatori.

 


Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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