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Repus: Da un grande potere derivano grandi responsabilità


Se il super eroe fosse una medaglia Superman e Batman sarebbero le sue due facce.  Da una parte il prototipo perfetto della compassione e del potere che ne deriva, l’oltre uomo, quasi divino, il modello a cui tendere. Dall’altra l’umano troppo umano, spinto dai suoi demoni interiori, che può contare solo sulla massima applicazione delle sue abilità e che dichiara guerra alle tenebre scegliendo di percorrere un sentiero altrettanto oscuro.

Superman e Batman caricano sui loro mantelli l’eredità dei miti classici, e incarnano l’eterna contrapposizione nicciana tra apollineo e dionisiaco, giorno e notte, luce e ombra, yin e yang.

Finché nell’agosto del 1962, alla giovane e rivoluzionaria Marvel Comics, Stan Lee e Steve Ditko non illuminano una terza via, una via che non parte da nessuna antica leggenda, ma che mette il lettore direttamente al centro del mito.

Fino ad allora Lee ha collaborato prevalentemente con Jack Kirby per la creazione di personaggi come i Fantastici Quattro e Hulk, ma “The King” Kirby è un creatore di miti e nuovi dei, e le tavole di prova sul nuovo personaggio commissionatogli sono troppo legate ai tratti del super eroe classico. Stavolta Stan ha in mente qualcosa di diverso: il super eroe dovrà avere problemi comuni come le bollette, il raffreddore, problemi di donne e di lavoro, dovrà confrontarsi costantemente con il fallimento, oltre che con la tragedia, dalla quale non sempre sarà in grado di uscire vincitore. Una figura nella quale ogni lettore si sarebbe potuto rispecchiare facilmente. Ditko, un tipo schivo, che disegna figure esili e drammatiche, protagoniste di un realismo incantato, talvolta lisergico, crea un costume inusuale per una figura inusuale, e il mondo dei super eroi cambia per sempre.

Nell’agosto del 1962 il sentiero dell’eroe di carta, fino ad allora appannaggio della dicotomia tracciata da Batman e Superman, diventa tridimensionale. In Amazing Fantasy n.15 nasce il super eroe con super problemi: Spider-Man, l‘Uomo Ragno.

Peter Parker è un liceale esile, timido e impacciato. Va forte nelle materia scientifiche ma non ha amici, anzi è tormentato dai bulli e ignorato dalle ragazze. L’unico amore che conosce è quello degli zii Ben e May, con i quali vive da quando era molto piccolo. I genitori sono morti in circostanze misteriose e gli zii sono l’unica famiglia che ha, due persone semplici ma premurose, che incoraggiano il nipote e lo sostengono nei momenti difficili. Un giorno Peter, durante una visita scolastica ad alcuni laboratori scientifici, viene morso da un ragno radioattivo (sì lo so, lo so, ma la scienza farlocca di Stan Lee sa essere sia croce che risibile delizia). Dopo lo shock iniziale scopre di possedere poteri straordinari: una grande forza, un’agilità sovrumana, un sesto senso che lo avverte dei pericoli imminenti ( ribattezzato “senso di ragno”) e soprattutto la capacità di aderire a qualsiasi tipo di superficie, ovvero tutte le abilità proporzionali di un ragno, confluite nel corpo di un giovane uomo. Inoltre grazie alle sue competenze scientifiche ( in alcune versioni servendosi di formule progettate dal defunto padre, uno scienziato) progetta una ragnatela artificiale, con la quale poter volteggiare tra i palazzi e immobilizzare gli avversari.

Peter inizialmente usa queste sue nuove abilità  per fare soldi e un giorno, per ripicca nei confronti di un impresario che aveva rifiutato di pagarlo per le sue esibizioni, non interviene per fermare il ladro che lo aveva appena rapinato davanti ai suoi occhi. Tornato a casa, apprende prima che lo zio Ben è stato ucciso da un rapinatore e in seguito, con orrore, scopre che l’autore del gesto era lo stesso criminale incontrato qualche ora prima. Peter non aveva fatto nulla per fermare l’uomo che poi avrebbe ucciso suo zio, l’unico padre che aveva avuto. In quel momento il ragazzo impara la più grande lezione che Ben gli aveva insegnato: da un grande potere derivano grandi responsabilità.

Da allora nella vita dell’Uomo Ragno, diventato eroe altruista ma perseguitato da stampa e braccato dalle forze dell’ordine, si susseguono grandi avventure e grandi tragedie, sempre all’insegna di un contesto umano e urbano molto comune. La maggior parte del suo cast narrativo è composto infatti da persone normali, senza alcun super potere, e anche la maggior parte dei suoi variopinti avversari sono persone comuni che, grazie a invenzioni futuristiche o a incidenti di laboratorio (sì, l’attendibilità scientifica di questi incidenti è sempre proporzionale a quella di un ragno radioattivo e contagioso) si ritrovano trasformati all’improvviso nel mostro che tormentava la loro psiche, portando avanti imprese criminali frutto delle loro frustrazioni e alienazioni.

Peter arriva tardi al lavoro, in alcuni casi perdendolo, perché poco prima ha messo a rischio la vita per sventare un crimine, deve abbandonare le ragazze nel mezzo degli appuntamenti, conquistati a fatica, per risolvere qualche super-grana, e spesso è costretto a combattere con un braccio ingessato o con un raffreddore cronico, una delle sue più grandi debolezze.

Se Superman ha Metropolis e Batman ha Gotham City, due città di fantasia, Spider-Man ha invece New York come suo habitat naturale, una città realmente esistente. Peter infatti è nato e cresciuto nel quartiere popolare del Queens, si trasferisce a Manhattan per frequentare l’Università e inizia a lavorare come fotografo freelance per un grande quotidiano cittadino (il Daily Bugle, questo sì fittizio). Perde il suo grande amore, la bionda Gwen Stacy, in una battaglia sul ponte di Brooklyn contro la sua nemesi, Green Goblin, ed è sempre sui tetti della Grande Mela che Peter svolazzerà in seguito in romantici appuntamenti con l’altro amore della sua vita, la rossa Mary Jane Watson, prima sua amica e infine sua compagna, alla quale confida il suo segreto.

Avremo modo più in avanti di parlare delle storie dell’Uomo Ragno, dei suoi amici, dei suoi nemici e dei suoi amori, ma ora è importante sottolineare la novità che il personaggio ha rappresentato per il fumetto supereroistico. Peter Parker è una figura solare (celebri le freddure e l’ironia con cui dà noia ai suoi avversari durante gli scontri), un ragazzo di buon cuore che indossa una maschera non per spaventare la criminalità o abbracciare le tenebre ma per proteggere i suoi cari e la sua vita privata, per quanto questa sia priva di soddisfazioni e anzi ricca di dolori.

Se Clark Kent si togliesse gli occhiali (risate registrate) tutto il mondo riconoscerebbe Superman, se Batman si togliesse la maschera tutto il mondo riconoscerebbe il miliardario Bruce Wayne. Quando Spider-Man si toglie la maschera lo riconoscono giusto quei tre amici che negli anni si è conquistato a fatica, i quattro colleghi che hanno imparato il suo nome, la zia e quelle poche (ma buone) ex fidanzate nelle quali è riuscito a lasciare un buon ricordo. Questo perché l’Uomo Ragno potrebbe essere chiunque di noi, ed è proprio qui che si cela il segreto del successo cinquantennale del personaggio, riuscito a diventare iconico partendo da presupposti diversi da quelli dei super eroi classici e anzi, riuscendo a rendere classici i suoi tratti ispirando intere generazioni di nuovi super eroi degli anni successivi.

Chiunque può essere morso da un ragno radioattivo ( risate registrate a non finire ), ma solo imparando che più grandi sono le tue capacità più è giusto metterle a disposizione del prossimo si può diventare Spider-Man, non importa quanto gigantesche siano le tue insicurezze e i tuoi fallimenti. Perché, come diceva appunto zio Ben, da un grande potere derivano grandi responsabilità.


Simone Vacatello

Simone Vacatello, 28 anni, laurea magistrale in Lettere moderne. Umanista e randagio della comunicazione, non è qui per farvi apprezzare l'invasione di fumetti e super eroi, ma per aiutarvi a farvene una ragione

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