Domenica in strada: Hogre


Non mi dite che questa notte avete fatto le quattro seduti davanti alla tv, magari con qualche amico sfigato, in attesa di scoprire il vincitore del festival di Sanremo? Beh, se anche così fosse io francamente me ne infischio, come direbbe un attore con i baffetti davanti ad una lacrimosa mora con gli occhi stracolmi di lacrime di coccodrillo.
La domenica è lunga e avete ancora modo di riprendervi, magari con un po’ di vitamine di street art che fanno bene alla vista e  rafforzano il vostro sistema immunitario contro tutto quello con cui la vostra televisione vi ha nutrito in questi ultimi giorni.
Oggi signori vi parlo di HOGRE, e checchesenedica è uno dei maggiori esponenti della street art made in the capital.
Non si sanno molte cose sul suo conto, la sua identità si rivela solo con le sue opere che sono ovunque a Roma: da San Lorenzo, dove lo vedete con Psycolab nel progetto “La capitale delle meraviglie”, a Monti, tra l’uscita della metro e il chioschetto verde che vende le riviste a Piazza Madonna dé Monti, fino a Flaminio, vicino l’entrata della metropolitana.
Nel suo repertorio figurano poster, tele ma soprattutto stencil, quelli sono il suo biglietto da visita, una passione che nasce parecchi anni fa e che continua a caratterizzare il suo tratto, il suo timbro sui muri di Roma, anche se alcuni vociferano che da qualche tempo sia andato a fare danni in qualche città del nord, forse Torino, forse Milano. Leggende metropolitane che da sempre accompagnano le sue interferenze urbane.
La sua ricerca stilistica parte da un presupposto: le nostre città sono lavagne, libri, manifesti che parlano e catturano la nostra attenzione anche solo per pochi secondi e in quello stesso istante l’immagine è stata già incamerata nella nostra mente. I suoi stencil prendono spesso di mira dei personaggi famosi, come Marylin o Beppe Grillo, Teletubbies mascherati da Berluska e Lele Mora, poliziotti beccati a fare cose poche ortodosse come leccare donuts, altre volte invece sono volti di gente comune che appaiono quando meno te lo aspetti: il suo mondo è abitato da soggetti che emergono sui muri per raccontarci delle storie che sanno di cemento e quotidianità condite con un po’ di ironia e creatività. A me piace. Piacetevelo pure voi!

Buona domenica!


Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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